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I Miracoli di Sant’Antonio

13 giugno
I miracoli di sant'Antonio

“Il mondo è pieno dei miracoli che si ottengono per intercessione di S. Antonio” Pio XI. Sant’Antonio è conosciuto come il Taumaturgo, il Santo dei miracoli. Di diversa natura ci appaiono i prodigi da lui compiuti, in vita e dopo morte. A volte sono miracoli di guarigione – e perfino di resurrezione! – che annunciano che tutto sarà sanato. A volte sono miracoli di conversione e di cambiamento del cuore che annunciano la riconciliazione di tutta l’umanità con Dio. A volte sono miracoli che sembrano sconvolgere le leggi della natura, per impedirci di dimenticare che queste stesse leggi sono un incessante miracolo.

Ancora oggi il Santo continua ad essere nella chiesa mediatore concreto e privilegiato presso Dio. Anzitutto orienta il senso della vita dei fedeli verso Cristo, sollecitando il cuore degli uomini ad una continua e radicale conversione. In secondo luogo, prolunga nel mondo la misericordia di Dio, donando fiducia e speranza. Problemi familiari o di lavoro, deviazione dei figli o malattie: in tantissime occasioni della vita, in cui gli uomini si sentono impotenti, il Santo, così attento durante la sua vita ai bisogni della famiglia, continua ad intercedere presso l’Altissimo e ad ottenere, per tutti noi, grazie e favori.

Noi figli dobbiamo chiedere qualcosa al Padre nostro. Ma tutto ciò che esiste è nulla, fuorché amare Dio. Dobbiamo quindi chiedere di amare Dio, sostentandolo nelle sue membra più deboli e malate, cibarlo nei poveri e negli indigenti. Se chiediamo amore, ebbene, lo stesso Padre, che è Amore, ci darà ciò ch’egli è: l’amore!” (dai Sermoni di S. Antonio)

Il miracolo della mula

I miracoli di sant'Antonio1

Nella regione di Tolosa il Beato Antonio, disputando sul Sacramento dell’Eucaristia con un eretico, fu sfidato da quest’ultimo: «Se tu, Antonio, riuscirai a provare con un miracolo che nella Comunione dei credenti c’è, per quanto velato, il vero corpo diCristo, io, abiurata assolutamente ogni eresia, mi convertirò, senza indugio, alla fede cattolica». Il Santo accettò la sfida, confidando nel Signore, per la conversione di quell’eretico. L’uomo aggiunse: «Io lascerò digiuno l’animale per tre giorni, al termine dei quali lo condurrò dinanzi a tutti e gli offrirò del foraggio; tu intanto ti presenterai con quello che ritieni essere il Corpo di Cristo e si vedrà!». Trascorsi i tre giorni in preghiera, dopo aver celebrato messa, il Santo uscì tenendo alto il Santissimo Sacramento. Venne condotta la mula, lasciata digiuna per tre giorni. Sant’Antonio la invita a rendere atto di adorazione dinanzi all’Ostia consacrata e l’animale, prontamente, disinteressandosi della biada che gli era stata porta, piegando la testa fino ai garretti, si inginocchia davanti al Santissimo Sacramento. Irrefrenabile gioia suscitò l’evento fra i cattolici e la pronta conversione di quell’eretico.

 Il miracolo del piede riattaccato

I miracoli di sant'Antonio2

Un padovano di nome Leonardo andò a confessarsi dal Santo e gli disse di aver dato alla madre un calcio così forte da farla cadere a terra. Sant’Antonio, fremente per questo peccato contro il quarto comandamento, riecheggiando le parole di Gesù, gli rispose: «Quel piede che ti ha dato scandalo, disonorando la madre, sarebbe stato meglio per te tagliarlo!». L’uomo semplicione prese alla lettera quelle parole e andò a mozzarsi il piede. La madre, visto Leonardo così mutilato, corse al convento e si scagliò contro sant’Antonio, il quale subito si recò nella casa di lei e, premessa un’angosciata, devota orazione, congiunse alla gamba il piede mozzato, facendovi il segno della croce. Leonardo lietamente si alzò e cominciò a saltare e a cantare le lodi del Signore.

Il miracolo del neonato che parla

I miracoli di sant'Antonio3

Un giorno il Santo si trovava a Ferrara. Una coppia di sposi aveva da pochi giorni avuto un bambino. Al marito venne il brutto sospetto che la moglie lo avesse tradito e che quel bambino fosse nato dalla relazione con un altro uomo. Se ne convinse a tal punto da non voler toccare più il neonato. Il Santo prese in braccio l’infante e gli disse: «Ti scongiuro, in nome di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, nato da Maria Vergine, di dirmi a voce chiara, così che tutti sentano, chi è tuo padre». Il bimbo, rivolto verso il padre, per quanto fosse naturalmente ancora incapace di parlare, proclamò con chiara vocina: «Ecco, questo è mio padre!». Così sant’Antonio, riportando la pace fra i due coniugi, disse al marito: «Prendi tuo figlio e ama tua moglie che è donna fedele e merita tutta la tua stima!»

Il miracolo del cuore dell’avaro

I miracoli di sant'Antonio4

Il Santo stava predicando in Toscana, quando giunse la notizia che era morto all’improvviso un famoso usuraio della città. Tante volte sant’Antonio aveva predicato contro i perfidi usurai, chiamandoli bestie feroci che rapinano e divorano, coi denti di leone sempre in moto, per maciullare e divorare i beni dei poveri, dei bambini e delle vedove. Quel giorno sant’Antonio, fremente, proclamò che quel cadavere non doveva essere sepolto in luogo consacrato, bensì messo sotto terra come un cane. Infatti in lui si era verificata la frase del Vangelo che dice: «Dov’è il tuo tesoro, lì è anche il tuo cuore». I chirurgi allora aprirono il petto e in effetti il cuore non c’era; andarono quindi ad aprire il forziere dell’avaro usuraio e trovarono lì il suo cuore, in mezzo al denaro, come il Santo aveva profetizzato.

Il miracolo del bambino caduto nell’acqua bollente

I miracoli di sant'Antonio5

Sant’Antonio giunse un giorno in un paese per tenervi una predicazione. Là una donna teneva il suo figlioletto vicino ad una caldaia per fargli il bagno.
Venendo a sapere che il Santo si accingeva a predicare, nel fervore di andare ad ascoltarlo, uscì quasi da se stessa, per cui, credendo di deporre il bambino nella culla, lo mise, invece, nella caldaia. Stordita dalla fretta, dimenticò il figlio e si precipitò alla predica, lasciando il piccolo nella caldaia. Finito il sermone, si diresse verso casa. I vicini la interrogarono dove fosse suo figlio. Solo allora si ricordò di averlo lasciato accanto al fuoco e, temendo si fosse bruciato, prese a strapparsi i capelli, a graffiarsi il viso e a gridare alla disgrazia. In tutta fretta, seguita da un codazzo di gente, irruppe in casa. Ma grande fu il suo stupore quando trovò il bambino che stava nella caldaia intento a giocare con l’acqua bollente. Allora tutti i presenti, ben a ragione trasecolati, notando che il piccolo non aveva alcun segno di lesione, alzando la voce, resero grazie a Dio e al Santo.
I miracoli di sant'Antonio6

Il miracolo del giovane risuscitato

Nella città di Lisbona, di cui sant’Antonio era originario, si verificò un grave delitto: due famiglie erano in lite tra di loro e un ragazzo venne ucciso. L’omicida pensò di nascondere il cadavere nel giardino di proprietà dei genitori di sant’Antonio. Di notte vi entrò, scavò una fossa e sotterrò il corpo del ragazzo. Quando venne scoperto il cadavere, furono incolpati i familiari del Santo, il quale, venuto a sapere dell’accaduto per divina ispirazione, miracolosamente trasportato da Dio a Lisbona, si fece portare il corpo del ragazzo morto e lo risuscitò perché attestasse davanti ai giudici la verità. E quel giovane scagionò totalmente i genitori del Santo.

Il miracolo della predica ai pesci

I miracoli di sant'Antonio7

La città di Rimini era piena di eretici infedeli. Nonostante sant’Antonio predicasse, nessuno lo ascoltava. Allora egli, recatosi in riva al mare, disse agli abitanti della città: «Dal momento che voi dimostrate di essere indegni della parola di Dio, ecco, mi rivolgo ai pesci, per confondere più apertamente la vostra incredulità». E cominciò a predicare a tutte le creature del mare, enumerando i copiosi doni elargiti loro da Dio. Ed ecco, subito, accorrere una ressa di pesci piccoli e grandi, così folta che mai fu vista una tale moltitudine. I pesci, a quel parlare, guizzavano con le bocche aperte sulla superficie dell’acqua e, ascoltato il suo sermone, si allontanarono solo dopo aver ricevuto la benedizione del Santo. Allora il popolo della città gridò al miracolo: gli eretici si convertirono e la fede cristiana si irrobustì. Colui che aveva reso attenti gli uccelli alla predicazione di san Francesco, riunì i pesci e li rese attenti alla predicazione del figlio di lui, Antonio.

 Il miracolo della visione

I miracoli di sant'Antonio8

Trovandosi in una città a predicare, sant’Antonio venne ospitato da un abitante del luogo. Questi gli diede una stanza appartata, affinché potesse dedicarsi indisturbato allo studio ed alla contemplazione. Una notte l’uomo, passando davanti alla porta della stanzetta, dalle fessure vide una grande luce. Subito aprì temendo un incendio, ma grande fu il suo stupore quando vide comparire fra le braccia di sant’Antonio un bellissimo bambino gioioso. Il Santo lo abbracciava e baciava senza sosta. Quel bimbo era Gesù Bambino. Dopo una lunga preghiera, scomparsa la visione, sant’Antonio proibì al suo ospite di rivelare ciò che aveva visto. L’uomo obbedì, confessandolo solo dopo la morte del Santo.

Il miracolo del salterio rubato  

I miracoli di sant'Antonio9

Sant’Antonio possedeva un salterio scritto e annotato di sua mano, che utilizzava per le lezioni e le prediche, uno strumento prezioso custodito con cura. Una notte un novizio non seppe resistere alla tentazione di rubarlo dalla cella dove il Santo dormiva. Impossessatosi dell’ambito libro, il novizio fuggì dal convento. Sant’Antonio si mise a cercare il libro, ma non trovandolo, iniziò a pregare; in quel momento il demonio comparve al fuggitivo e gli ordinò minaccioso di tornare al convento e di restituire il maltolto. La cosa avvenne e il ladro pentitosi, dopo aver domandato perdono, fu riammesso da sant’Antonio nel noviziato. Per questo il ritrovamento degli oggetti smarriti è affidato all’intercessione del Santo e, a questo riguardo, è molto conosciuto il responsorio “Si quæris miracula” che i fedeli sono soliti recitare con frequenza durante la giornata, nel caso di smarrimento di utensili e oggetti, dai più umili ai più preziosi.

Il miracolo del bicchiere intatto

I miracoli di sant'Antonio10
Aleardino di Salvaterra, uno scettico cavaliere eretico, si trovava a Padova con la moglie e la famiglia. A pranzo, tutti i commensali proclamavano la grandezza di sant’Antonio ed enumeravano i miracoli che il Signore aveva elargito per intercessione del Santo. Allora Aleardino li sfidò: «Io scaglierò giù in strada questo bicchiere; se non si infrangerà, anch’io crederò in quello che dite!» E lanciò la coppa di cristallo che, sbattendo sul selciato, restò intatta fra lo stupore dei numerosi passanti. Il cavaliere corse a raccogliere il bicchiere e lo custodì come segno. Si convertì, fece penitenza e spese la vita proclamando la potenza di Cristo e del Santo.

VEDI ANCHE: La storia di Sant’Antonio da Padova, la video-storia, la canzone, il film, la preghiera alla Beata Vergine Maria creata da Sant’Antonio su http://blog.studenti.it/biscobreak/2013/06/sant-antonio-da-padova/

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Sant’Antonio di Padova

Sacerdote e dottore della Chiesa
Lisbona, Portogallo, c. 1195 – Padova, 13 giugno 1231
di Maurizio Valeriani


Patronato: Affamati, oggetti smarriti, Poveri
Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
Emblema: Giglio, Pesce


Martirologio Romano: Memoria di Sant’Antonio, Sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Frati Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della Fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di San Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.
Fernando di Buglione nasce a Lisbona da nobile famiglia portoghese discendente dal crociato Goffredo di Buglione.
A quindici anni è novizio nel monastero di San Vincenzo a Lisbona, poi si trasferisce nel monastero di Santa Croce di Coimbra,il maggior centro culturale del Portogallo appartenente all’Ordine dei Canonici regolari di Sant’Agostino, dove studia scienze e teologia con ottimi maestri, preparandosi all’ordinazione sacerdotale che riceverà nel 1219, a ventiquattro anni.
Quando sembrava dover percorrere la carriera del teologo e del filosofo, decide di lasciare l’ordine dei Canonici Regolari di Sant’Agostino. Fernando, infatti, non sopporta i maneggi politici tra i canonici regolari agostiniani e re Alfonso II, in cuor suo anela ad una vita religiosamente più severa. Il suo desiderio si realizza allorché, nel 1220, giungono a Coimbra i corpi di cinque Frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d’Assisi.
Quando i Frati del convento di monte Olivares arrivano per accogliere le spoglie dei martiri, Fernando confida loro la sua aspirazione di vivere nello spirito del Vangelo. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa, mutando il nome in Antonio in onore dell’abate, eremita egiziano.
Anelando al martirio, subito chiede ed ottiene di partire missionario in Marocco. È verso la fine del 1220 che s’imbarca su un veliero diretto in Africa, ma durante il viaggio è colpito da febbre malarica e costretto a letto. La malattia si protrae e in primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria per curarsi.
Secondo altre versioni, Antonio non si fermò mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia. Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. A Pentecoste è invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Frate Francesco, ma non di conoscerlo personalmente.
Il ministro provinciale dell’ordine per l’Italia settentrionale gli propone di trasferirsi a Montepaolo, presso Forlì, dove serve un Sacerdote che dica la Messa per i sei Frati residenti nell’eremo composto da una piccolissima Chiesa, qualche cella e un orto. Per circa un anno e mezzo vive in contemplazione e penitenza, svolgendo per desiderio personale le mansioni più umili, finché deve scendere con i confratelli in città, per assistere nella Chiesa di San Mercuriale all’ordinazione di nuovi Sacerdoti dell’ordine e dove predica alla presenza di una vasta platea composta anche dai notabili.
Ad Antonio è assegnato il ruolo di predicatore e insegnante dallo stesso Frate Francesco, che gli scrive una lettera raccomandandogli, però, di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione. Comincia a predicare nella Romagna, prosegue nell’Italia settentrionale, usa la sua parola per combattere l’eresia (è chiamato anche il martello degli eretici), catara in Italia e albigese in Francia, dove arriverà nel 1225.
Tra il 1223 e quest’ultima data pone le basi della scuola teologica francescana, insegnando nel convento bolognese di Santa Maria della Pugliola. Quando è in Francia, tra il 1225 e il 1227, assume un incarico di governo come custode di Limoges. Mentre si trova in visita ad Arles, si racconta gli sia apparso Frate Francesco che aveva appena ricevuto le stigmate.
Come custode partecipa nel 1227 al Capitolo generale di Assisi dove il nuovo ministro dell’Ordine -San Francesco nel frattempo è morto-, è Giovanni Parenti, quel provinciale di Spagna che lo accolse anni prima fra i Minori e che lo nomina provinciale dell’Italia settentrionale. Frate Antonio apre nuove case, visita i conventi per conoscere personalmente tutti i Frati, controlla le Clarisse e il Terz’ordine, va a Firenze, finché fissa la residenza a Padova e in due mesi scrive i Sermoni domenicali.
A Padova ottiene la riforma del Codice statutario repubblicano grazie alla quale un debitore insolvente ma senza colpa, dopo aver ceduto tutti i beni non può essere anche incarcerato. Non solo, tiene testa ad Ezzelino da Romano, che era soprannominato il Feroce e che in un solo giorno fece massacrare undicimila padovani che gli erano ostili, perché liberi i capi guelfi incarcerati.
Intanto scrive i Sermoni per le feste dei Santi, i suoi temi preferiti sono i precetti della Fede, della morale e della virtù, l’amore di Dio e la pietà verso i poveri, la preghiera e l’umiltà, la mortificazione e si scaglia contro l’orgoglio e la lussuria, l’avarizia e l’usura di cui è acerrimo nemico.
È mariologo, convinto assertore dell’Assunzione della Vergine, su richiesta di Papa Gregorio IX nel 1228 tiene le prediche della settimana di Quaresima e da questo Papa è definito “arca del Testamento”. Si racconta che le prediche furono tenute davanti ad una folla cosmopolita e che ognuno lo sentì parlare nella propria lingua.
Per tre anni viaggia senza risparmio, è stanco, soffre d’asma ed è gonfio per l’idropisia, torna a Padova e memorabili sono le sue prediche per la Quaresima del 1231. Per riposarsi si ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tiso, che aveva regalato un eremo ai Frati, gli fa allestire una stanzetta tra i rami di un grande albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna alla sua cella arborea.
Una notte che si era recato a controllare come stesse Antonio, il conte Tiso è attirato da una grande luce che esce dal suo rifugio e assiste alla visita che Gesù Bambino fa al Santo.
A mezzogiorno del 13 giugno, era un venerdì, Antonio si sente mancare e prega i confratelli di portarlo a Padova, dove vuole morire. Caricato su un carro trainato da buoi, alla periferia della città le sue condizioni si aggravano al punto che si decide di ricoverarlo nel vicino convento dell’Arcella dove muore in serata. Si racconta che mentre stava per spirare ebbe la visione del Signore e che al momento della sua morte, nella città di Padova frotte di bambini presero a correre e a gridare che il Santo era morto.
Nei giorni seguenti la sua morte, si scatenano “guerre intestine” tra il convento dove era morto che voleva conservarne le spoglie e quello di Santa Maria Mater Domini, il suo convento, dove avrebbe voluto morire. Durante la disputa si verificano persino disordini popolari, infine il padre provinciale decide che la salma sia portata a Mater Domini. Non appena il corpo giunge a destinazione iniziano i miracoli, alcuni documentati da testimoni.
Anche in vita Antonio aveva operato miracoli quali esorcismi, profezie, guarigioni, compreso il riattaccare una gamba, o un piede, recisa, fece ritrovare il cuore di un avaro in uno scrigno, ad una donna riattaccò i capelli che il marito geloso le aveva strappato, rese innocui cibi avvelenati, predicò ai pesci, costrinse una mula ad inginocchiarsi davanti all’Ostia, fu visto in più luoghi contemporaneamente, da qualcuno anche con Gesù Bambino in braccio. Poiché un marito accusava la moglie di adulterio, fece parlare il neonato, “frutto del peccato” secondo l’uomo, per testimoniare l’innocenza della donna.
I suoi miracoli in vita e dopo la morte hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano e Donatello.
Antonio fu canonizzato l’anno seguente la sua morte dal Papa Gregorio IX.
La grande Basilica a lui dedicata sorge vicino al convento di Santa Maria Mater Domini.
Trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, San Bonaventura da Bagnoregio trovò la lingua di Antonio incorrotta, ed è conservata nella cappella del Tesoro presso la Basilica della città patavina di cui è patrono.
Nel 1946 Pio XII lo ha proclamato Dottore della Chiesa.

La predica è efficace quando parlano le opere


Dai «Discorsi» di sant’Antonio di Padova, sacerdote (I, 226)


Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma solo foglie. «Una legge, dice Gregorio, si imponga al predicatore: metta in atto ciò che predica». Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina…


Parliamo quindi secondo quanto ci è dato dallo Spirito Santo, e supplichiamolo umilmente che ci infonda la sua grazia per realizzare di nuovo il giorno di Pentecoste nella perfezione dei cinque sensi e nell’osservanza del decalogo. Preghiamolo che ci ricolmi di un potente spirito di contrizione e che accenda in noi le lingue di fuoco per la professione della fede, perché, ardenti e illuminati negli splendori dei santi, meritiamo di vedere Dio uno e trino.









Un pensiero sulla quaresima

Considera che per governare una barca sono necessari almeno quattro strumenti: l’albero, la vela, i remi e l’ancora.

Nell’albero è simboleggiata la contrizione del cuore, e nella vela la confessione della bocca: come la vela è unita all’albero, così la confessione dev’essere unita alla contrizione; nei remi sono simboleggiate le opere di riparazione e di penitenza, cioè il digiuno, la preghiera e l’elemosina; nell’ancora è simboleggiato il pensiero della morte.
Come l’ancora trattiene la barca perché non affondi tra gli scogli, così il pensiero della morte trattiene la nostra vita perché non precipiti nei peccati. Dice infatti Salomone: «Medita sugli ultimi eventi della tua vita [i novissimi], e mai più cadrai nel peccato» (Eccli 7,40).
Perciò chi desidera passare dalla riva di questa vita mortale alla riva dell’immortalità, cioè alla città della Gerusalemme celeste, salga sulla barca della penitenza… Ad essa ci conduca colui che salì sulla barca della croce, e risuscitò come uomo nuovo nel terzo giorno: a lui sia onore e gloria nei secoli eterni. amen.” (XIX post Pent. § 6)

SANT’ANTONIO DA PADOVA

>Preghiera a S. Antonio.

>

O caro sant’Antonio, rivolgo a te la mia preghiera,
fiducioso nella tua bontà compassionevole
che sa ascoltare tutti e tutti consolare:
sii mio intercessore presso Dio.
Tu che conducesti una vita evangelica,
aiutami a vivere nella fede e nella speranza cristiana;
tu che predicasti il messaggio della carità,
ispira agli uomini desideri di pace e di fratellanza;
tu che soccoresti anche con i miracoli
i colpiti dalla sofferenza e dall’ingiustizia,
aiuta i poveri e i dimenticati di questo mondo.
Benedici in particolare il mio lavoro e la mia famiglia,
tenendo lontani i mali dell’anima e del corpo;
 fa’ che nell’ora della gioia, come in quella della prova,
 io rimanga sempre unito a Dio con la fede e l’amore di figlio.
Amen.