Archivi categoria: Pentimento

Un pensiero sulla quaresima

Considera che per governare una barca sono necessari almeno quattro strumenti: l’albero, la vela, i remi e l’ancora.

Nell’albero è simboleggiata la contrizione del cuore, e nella vela la confessione della bocca: come la vela è unita all’albero, così la confessione dev’essere unita alla contrizione; nei remi sono simboleggiate le opere di riparazione e di penitenza, cioè il digiuno, la preghiera e l’elemosina; nell’ancora è simboleggiato il pensiero della morte.
Come l’ancora trattiene la barca perché non affondi tra gli scogli, così il pensiero della morte trattiene la nostra vita perché non precipiti nei peccati. Dice infatti Salomone: «Medita sugli ultimi eventi della tua vita [i novissimi], e mai più cadrai nel peccato» (Eccli 7,40).
Perciò chi desidera passare dalla riva di questa vita mortale alla riva dell’immortalità, cioè alla città della Gerusalemme celeste, salga sulla barca della penitenza… Ad essa ci conduca colui che salì sulla barca della croce, e risuscitò come uomo nuovo nel terzo giorno: a lui sia onore e gloria nei secoli eterni. amen.” (XIX post Pent. § 6)

SANT’ANTONIO DA PADOVA

Un uomo aveva due figli – Meditazione del Beato Giovanni Paolo II

             

         

Allora egli disse loro questa parabola:
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta.
E il padre divise tra loro le sostanze.
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose,
partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.

Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione,
che lo mandò nei campi a pascolare i porci.

Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
Allora rientrò in se stesso e disse:
Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.
Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.

 

Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo,
mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi.
Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,

 

Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato,
per lui hai ammazzato il vitello grasso.
Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato».

«Un uomo aveva due figli»

        L’uomo – ogni uomo – è questo figlio prodigo: ammaliato dalla tentazione di separarsi dal Padre per vivere indipendentemente la propria esistenza; caduto nella tentazione; deluso dal nulla che, come miraggio, lo aveva affascinato; solo, disonorato, sfruttato allorché cerca di costruirsi un mondo tutto per sé; travagliato, anche nel fondo della propria miseria, dal desiderio di tornare alla comunione col Padre. Come il padre della parabola, Dio spia il ritorno del figlio, lo abbraccia al suo arrivo e imbandisce la tavola per il banchetto del nuovo incontro, col quale si festeggia la riconciliazione. …

        Ma la parabola mette in scena anche il fratello maggiore, che rifiuta il suo posto nel banchetto. Egli rinfaccia al fratello più giovane i suoi sbandamenti e al padre l’accoglienza che gli ha riservato, mentre a lui, temperante e laborioso, fedele al padre e alla casa, non è stato mai concesso – dice – di far festa con gli amici. Segno che egli non capisce la bontà del padre. Fintantoché questo fratello, troppo sicuro di se stesso e dei propri meriti, geloso e sprezzante, colmo di amarezza e di rabbia, non si converte e non si riconcilia col padre e col fratello, il banchetto non è ancora pienamente la festa dell’incontro e del ritrovamento. L’uomo – ogni uomo – è anche questo fratello maggiore. L’egoismo lo rende geloso, gli indurisce il cuore, lo acceca e lo chiude agli altri e a Dio. …

        La parabola del figlio prodigo è, anzitutto, l’ineffabile storia del grande amore di un Padre … Ma essa, nell’evocare, con la figura del fratello maggiore, l’egoismo che divide fra di loro i fratelli, diventa anche la storia della famiglia umana … Dipinge la situazione della famiglia umana divisa dagli egoismi, mette in luce la difficoltà di assecondare il desiderio e la nostalgia di una medesima famiglia riconciliata e unita; richiama, pertanto, la necessità di una profonda trasformazione dei cuori nella riscoperta della misericordia del Padre e nella vittoria sull’incomprensione e l’ostilità tra fratelli.

Da: Alfonso Dall’Agnol
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In un momento di onestà

Signore, quando credo che il mio cuore sia straripante d’amore e mi accorgo, in un momento di onestà, di amare me stesso nella persona amata, liberami da me stesso.

Signore, quando credo di aver dato tutto quello che ho da dare e mi accorgo, in un momento di onestà, che sono io a ricevere, liberami da me stesso.

Signore, quando mi sono convinto di essere povero e mi accorgo, in un momento di onestà, di essere ricco di orgoglio e di invidia, liberami da me stesso.

E, Signore, quando il regno dei cieli si confonde falsamente con i regni di questo mondo, fa’ che io trovi felicità e conforto solo in Te.

(Madre Teresa di Calcutta)

>Arroganza

>

Caro Dio,
liberami dal falso orgoglio;
liberami dall’arroganza
che accompagna un’immagine di sé gonfiata.
Preservami dall’alterigia,
da un ego sovraccarico
derivante da un io vuoto.
Fa’ che impari a essere soddisfatto di me stesso;
che non senta mai il bisogno
di sminuire qualcuno
per acquisire valore e importanza,
per sentirmi
stimato e degno.
(Rabbi Nachman di Brazlav)

>Un momento della vita

>

  

Signore, tu lo sai,
la tentazione
è un momento della vita,
un momento oscuro e difficile.
Improvvisamente è in me il dubbio,
tutto si ribella, tutto è insicuro,
senza senso quello che faccio.
Sono tentato nella carne,
nella fede e nello spirito.

Nella tentazione, o Signore,
tu sei in crisi nella mia mente
incapace di capirti,
sei in crisi nel mio cuore
incapace di amarti,
sei in crisi nella mia volontà
incapace di volerti.

Signore,
tu conosci quello che sono
e sai quello che faccio,
voglio il bene e faccio il male:
non mettermi alla prova
perché sono debole,
non abbandonarmi
perché da solo non ce la faccio.

(P. Maior)

>Abbi misericordia di me peccatore

>

Dio onnipotente, Padre misericordioso e Signore buono, abbi misericordia di me peccatore. Perdona i miei peccati. Fa’ che io sia vigile, che vinca tutte le insidie, le tentazioni e i pericolosi diletti; che io eviti completamente col pensiero e con l’azione ciò che tu proibisci, che io esegua e rispetti ciò che tu ordini. Fammi credere, sperare, amare, vivere ciò che sai e vuoi, quanto e come lo sai e lo vuoi. Fa’ che io abbia la compunzione della pietà e dell’umiltà, giusta astinenza e mortificazione della carne, per amare te, per pregarti, lodarti e meditarti.
(Anselmo D’Aosta)

>Preghiera per avere coscienza del nostro peccato.

>


Preghiera per avere coscienza del nostro peccato.

Signore, Ti prego,
donami un senso vivo dei miei peccati perché,
se io perdo questa sensibilità
e la mia coscienza diventa sorda ai tuoi richiami divini,
il mio peccato da debolezza, diventa peccato di malizia.

Fammi capire che se io,
accondiscendo al mio peccato giustificandolo,
commetto il peccato più grave:
quello contro lo Spirito Santo;
in questo modo la mia coscienza
non sarà più in grado di discernere ciò che è buono e giusto
in quanto in me non ci sarà più alcuna apertura
al tuo amore e al vero pentimento
che scaturisce dal cuore contrito perché Ti ha offeso.

Dio, Padre mio,
Ti mi hai donato Gesù, tuo Figlio,
perché morendo sulla croce
mi liberasse da ogni peccato,
ma se io non lo riconosco
perché la mia coscienza si è chiusa al tuo amore,
rifiuto la salvezza e posso perdermi per sempre.

Donami, Padre
Una perfetta conoscenza
Della mia fragilità e debolezza,
che non mi nasconda dietro scuse meschine
che hanno origine dal mio orgoglio,
ma che tutte le volte che sbaglio
lo possa subito riconoscere
dall’inquietudine del mio cuore
per dirti con tanta umiltà:
“Perdono, Signore,non sono più degno

di essere riconosciuto come tuo figlio,
ma per l’immensa tua misericordia,
abbi pietà di me che sono peccatore!”.

>Preghiera di pentimento

>

 
  Crocifisso Gesù, mi pento di vero cuore ,provo un grande dolore e voglio liberarmi da ogni male; non voglio peccare; voglio impegnarmi con tutta la volontà a evitare ciò che è contro di te, mio Dio, bontà infinita. Sei diventato crocifisso per i miei peccati. Mi dispiace, Gesù, di averti fatto soffrire e morire! Mi voglio sforzare sinceramente per evitare il peccato. Ti chiedo aiuto perché sono debole. Confido in te. Temo tutto dalla mia debolezza, spero tutto dalla tua bontà.
Gesù, quando eri in croce, tu vedevi i miei peccati. Ne hai avuto tanto dolore! Guarda ora il mio pentimento. Eccomi ai tuoi piedi, o Crocifisso Gesù, perdonami, mi addoloro di tutti i peccati contro te e contro il prossimo. Li odio e li detesto come offesa di te, mio amato Signore. Perdonami, Gesù, mi pento e mi dolgo; mi dispiace con tutto il cuore.
Confido in te. Dammi tu il dolore perfetto. Padre nostro… Ave Maria… Atto di dolore… (Ripeti più volte il dolore fino a rendere il cuore contrito e umiliato).
O Gesù, tu hai detto: Quello che fate agli altri lo fate a me. – Anche se ricevessi gravi offese dal prossimo, non potrei paragonarle a quelle recate a te con i peccati che ti hanno condotto alla morte in croce. Tutto quello che si fa al prossimo va contro di te. Perdonami, Gesù. O bontà infinita del mio Dio, mi duole di tutti i peccati; vorrei non averli mai commessi.

Canto:
Signore sono qui ai tuoi piedi

 

FissaLo devotamente!
Quelle Mani non hanno sparso che benefici,
e ora sono squarciate dai chiodi.
Quei Piedi si stancarono tanto nell’andar
Egli diffondendo il Vangelo,
ed ora sono inchiodati nell’immobilità più atroce.
Quel Capo, maestoso e divinamente bello,
si piega deturpato dagli sputi,
dal sudore, dal sangue.
Un brivido angoscioso fa fremere quel Corpo,
così orribilmente teso e sospeso alla Croce.
Egli non è più un uomo.
E’ un cencio di uomo.
E contro di Lui che agonizza,
sale l’insulto unanime e brutale della folla.
GuardaLo con fede quel Crocifisso!
E’ il Figlio di Dio,
e ora sembra che anche Dio L’abbia abbandonato.
Qual è mai la Sua colpa?
Quella di averti amato,
di esserSi caricato dei tuoi peccati,
di aver offerto la Sua Vita per salvarti.
Egli è crocifisso per te. E’ stato crocifisso da te.
Agonizza e muore per te.
Quelle spine, quei chiodi,
quelle ferite, sono l’opera dei tuoi peccati.
E dopo tutto questo non invoca su di te il castigo,
ma il perdono.
Egli ha preso su di sè la pena,
per meritare a te la Misericordia.
Egli soffre,
e solo la rassegnazione nelle tue sofferenze può sollevarLo.
Egli ha sete,
e solo l’offerta del tuo cuore può dissetarLo.
Egli agonizza,
e solo se ti lasci salvare puoi consolare la Sua Morte.
Gèttati tra quelle Braccia!
Egli è pronto a dimenticare tutto.
Guarda fino a che punto ti ha amato!
Non vorrai fare nulla per Lui?

>Preghiera di riparazione

>


Preghiera di riparazione .



Le acclamazioni della Benedizione eucaristica, in riparazione delle bestemmie.





Preghiere insegnate dall’Angelo del Portogallo
 ai pastorelli di Fatima 


1. Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano. (Tre volte)




2. Trinità santissima, Padre, Figliolo e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo,
Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra,in riparazione degli oltraggi,
dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso.E per i meriti infiniti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.




Atto di riparazione al Sacro Cuore, composto da Pio XI


Gesù dolcissimo,
 il cui immenso amore per gli uomini
viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio,
di trascuratezza, di disprezzo,
ecco che noi,
prostrati innanzi a te,
intendiamo riparare
 con particolari attestazioni di onore
 una così indegna freddezza
 e le ingiurie con le quali da ogni parte
viene ferito dagli uomini
l’amantissimo tuo Cuore.


Memori però che noi pure

altre volte ci macchiammo di tanta indegnità,
 e provandone vivissimo dolore,
imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia,

pronti a riparare con volontaria espiazione,

non solo i peccati commessi da noi,

 ma anche quelli di coloro che,
 errando lontano dalla via della salute,

ricusano di seguire te come pastore e guida,
ostinandosi nella loro infedeltà,
 o calpestando le promesse del battesimo,
hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.



E mentre intendiamo espiare
tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti,
ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento,
le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti,
la profanazione dei giorni festivi,
le ingiurie esecrande scagliate contro te e i tuoi santi,
gli insulti lanciati contro il tuo Vicario
e l’ordine sacerdotale,
le negligenze e gli orribili sacrilegi onde è profanato
 lo stesso sacramento dell’amore divino,
e infine le colpe pubbliche delle nazioni
che osteggiano i diritti
e il magistero della Chiesa da te fondata.




Ed oh potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti!


 Intanto come riparazione dell’onore divino conculcato,
 noi ti presentiamo, accompagnandola con le espiazioni
della Vergine tua madre, di tutti i santi
e delle anime pie,
quella soddisfazione che tu stesso un giorno
 offristi sulla croce al Padre
 e che ogni giorno rinnovi sugli altari,
 promettendo con tutto il cuore
di voler riparare, per quanto sarà in noi
e con l’aiuto della tua grazia,
 i peccati commessi da noi e dagli altri
e l’indifferenza verso sì grande amore
 con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica,
specialmente della carità,
e di impedire inoltre con tutte le nostre forze
 le ingiurie contro di te,
e di attrarre quanti più potremo alla tua sequela.



Accogli, te ne preghiamo, o benignissimo Gesù,
per l’intercessione della beata Vergine Maria riparatrice,
questo volontario ossequio di riparazione,
e conservaci fedelissimi nella tua obbedienza
e nel tuo servizio fino alla morte
 con il gran dono della perseveranza,
mediante il quale possiamo tutti un giorno
pervenire a quella patria,
dove tu col Padre e con lo Spirito Santo
vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli.
Amen.





Sia lodato e ringraziato in ogni momento
il santissimo e divinissimo Sacramento.