Archivio mensile:febbraio 2014

L’attività dei demoni e degli spiriti maligni nella vita quotidiana di ogni persona

Molti dei problemi per i quali si incolpano fattori fisici, ormonali, psicologici e ambientali, sono in realtà l’opera di spiriti maligni, ossia demoni e anime dannate.
Lo stratagemma chiave di queste presenze del male è mimetizzarsi, esse effettuano la loro costante opera in modo tale da far pensare agli uomini che la devastazione che causano ai singoli individui non sia altro che lo svolgimento naturale della vita.
E’ solo per mezzo di un esame accurato e del discernimento spirituale che si possono snidare le presenze demoniache dal loro nascondiglio “naturale”.
Per afferrare meglio come operano i demoni e gli spiriti maligni nella vita di tutti i giorni con ogni persona sia cristiana, sia atea procediamo in 2 stadi di attività.
La Tentazione:
La tentazione demoniaca può avere luogo a vari livelli. Il livello più elementare è l’allettamento improvviso e di una sola volta, che eventualmente passa, o perchè si resiste con successo, o perchè si cede.
A livello più profondo la tentazione satanica può risultare come soggezione al peccato che esercita su di una persona una forma di tirannia invincibile e totale. La tentazione demoniaca si estende da avvenimenti semplici, quotidiani ad espressioni e pensieri bizzarri e comprende tutto: dalle piccole bugie di poca importanza all’assasinio e all’adulterio.
Lo scopo principale della tentazione demoniaca è di sedurre gli uomini al peccato e di tenerli disattenti nei confronti del pericolo spirituale. Come le truppe d’assalto militari, gli spiriti maligni fanno veloci incursioni nelle aree vulnerabili della vita, cercando l’occasione per utilizzare le debolezze degli uomini a loro proprio vantaggio; sanno come presentare la “giusta” tentazione, fatta a misura di ogni persona e riescono ad entrare nella vita delle persone sotto l’apparenza di debolezza della carne.
Gli spiriti maligni cercano i punti deboli di tipo spirituale, fisico, emozionale e mentale e vegliando attentamente su queste aree, aspettano l’occasione per colpire ed infliggere il maggior danno possibile, infatti molti stimoli che sembrano provenire da noi stessi allettati da un piacere di tipo sessuale o verso un qualsiasi atto verbale o fisico che crea uno stato di peccato, in realtà è l’opera spirituale dei demoni che ogni giorno, ogni momento, senza sosta, cercano di creare una separazione tra gli uomini e Dio.
Molto erroneamente si crede che solo i posseduti siano colpiti da Satana, dai demoni e dalle anime dannate, in realtà la presenza di questi spiriti maligni è costante nella vita di tutti i giorni per ogni persona di qualsiasi religione o totalmente atea.
Lo scopo di questi esseri spirituali malvagi e perversi è di portare le persone a vivere nel continuo peccato ben consapevoli a differenza degli uomini, del giudizio di Dio per ogni anima subito dopo morta e la loro costante attività mira a spingere subdolamente all’eterna dannazione delle persone.
Quindi quando si sente parlare di possessioni sataniche si pensa “non è capitato a me” ma la possessione è solo uno stadio avanzato dell’attività di Satana, dei demoni e delle anime dannate che a volte è permesso da Dio per la loro conversione e la stessa possessione nulla ha a che vedere con la dannazione perchè gli spiriti maligni possono possedere il corpo mai l’anima, quello che la stragrande maggioranza delle persone non sa o si rifiuta di credere è che queste presenze maligne invadono la vita e le scelte di ognuno di noi ogni giorno e solo una robusta fede vissuta vicino a Cristo ci tiene lontano dall’attuare quotidianamente atti contro Dio mascherati a noi stessi da semplici capricci.
Finchè le persone non prenderanno coscenza della gravità del peccato non capiranno come Satana e i demoni agiscono astutamente per portare gli uomini alla dannazione loro primario obbiettivo.
Quindi tutte le forme di possessione, vessazione, ossessione sono solo il culmine dell’attività satanica ma non precludono l’eterna salvezza dell’anima, mentre invece tutte le forme di tentazione quotidiana che non fanno scalpore e non fanno rumore sono ancor più pericolose perchè con i peccati ci attiriamo non la Misericordia di Dio ma la sua Giustizia e quindi l’eterna dannazione.
L’Opposizione:
La forma di tormento demoniaco che viene identificato come opposizione riguarda gli sforzi di Satana per impedire che accada qualcosa di bene. Il “bene” può essere qualunque cosa che ci metta in grado di essere più produttivi ed efficaci nella nostra vita cristiana.
Il bene può essere qualcosa di palesemente spirituale, come la predicazione del Vangelo e l’esercizio dei doni spirituali come semplici preghiere quotidiane, oppure il “bene” può essere qualcosa di più ordinario come i buoni rapporti con il prossimo.
Nella stessa maniera della tentazione e del peccato personale, l’influenza demoniaca non costituisce sempre la ragione per cui le cose vanno male. Ma quando questa è la causa, le cose non andranno bene finchè non affronteremo direttamente gli spiriti maligni, ad esempio gli spiriti maligni cercano spesso di mettere a soqquadro i momenti in cui i cristiani si riuniscono per pregare.
Gli spiriti maligni cercano anche di impedire alla gente di avere un rapporto e un progresso più approfondito con Dio.
Nelle preghiere di liberazione personali o nei gruppi dei Carismatici guidati spesso da sacerdoti esorcisti si usa fare il discernimento degli spiriti mentre per mezzo della preghiera li si caccia, tale discernimento è nominarli per nome uno per uno o i più importanti.
Molto utile è anche fare le preghiere di rinuncia ai singoli spiriti e questo aiuta a spezzare i legami che con i vari peccati  si sono contratti, per capirci oltre a Satana, ai demoni e alle anime dannate ci sono spiriti maligni specifici per vari peccati o stati d’animo, esempio lo spirito impuro, lo spirito di bestemmia, di odio, di rancore, di orgoglio, di ateismo, di vendetta, ma anche di paura, di depressione, di infermità.
Il discernimento degli spiriti è fondamentale per la liberazione personale o da parte dei responsabili dei gruppi di preghiera e la rinuncia ad essi porta un immediato sollievo e benessere psico-fisico da subito avvertito dalla persona che vi rinuncia.
E’ più facile fare la preghiera di liberazione se sappiamo in che modo gli spiriti maligni sono entrati.
Le tre vie principali per cui entrano sono:
Ferite emotive
Peccato
Attività occulte
1 – La maggior parte degli spiriti maligni si aggancia ad una persona attraverso ferite emozionali purulente quali quelle della paura, dell’ira, della colpa, del risentimento, che vengono lasciate dietro da profondi traumi emotivi.
Queste ferite emotive possono essere come porte aperte per l’attività degli spiriti maligni, a meno che non intervenga una guarigione interiore per mezzo dei Sacramenti (Confessione e Comunione), del Santo Rosario che è potentissimo per allontanare ogni spirito maligno, dell’Adorazione Eucaristica e delle preghiere di liberazione e di rinuncia.
La guarigione interiore, per mezzo di Gesù che ci ama e ci aiuta a perdonare coloro che ci hanno ferito, fa sì che le ferite guarite impediscano al maligno di tormentarci nuovamente in quelle aree.
Quando si tratta ad esempio di uno spirito d’ira, bisognerebbe trovare quale trauma emotivo profondo abbia causato questa reazione di ira e come Gesù voglia entrare nella scena di quella ferita, per aiutarci ad amare e a perdonare.
La strada della guarigione e della liberazione passa sempre attraverso il perdono, il perdono che noi riceviamo nella Confessione e le preghiere di perdono verso coloro che ci hanno fatto del male.
Ricorrere a Gesù guarisce queste sensazioni dolorose, la ferita viene guarita, e lo spirito maligno che sfruttava questa ferita, è costretto ad andarsene. La guarigione della ferita chiude così la porta ed impedisce il ritorno dello spirito immondo.
2 – La seconda porta che invita gli spiriti maligni ad entrare si chiama “peccato”.
Ad esempio, se noi mentiamo in continuazione, perdiamo la forza di volontà di dire la verità, e questo permette un successivo attacco da parte di uno spirito di menzogna. Se viviamo in condizioni di masturbazione e lussuria continuata, siamo esposti all’attacco di spiriti di impurità; se commettiamo adulterio, siamo esposti all’attacco di spiriti di adulterio, ancora peggio!
Sono situazioni di peccato continuate, che sono diverse dal peccato in cui uno inciampa una volta, e poi è così pentito che si guarda dal rifarlo.
3 – Accanto alle ferite emotive e al peccato c’è un’altra porta che invita gli spiriti maligni ad entrare, e questa porta è l’attività occulta.
Per attività occulta si intende la ricerca di potere o di guida, da fonti che si oppongono a Gesù Cristo, come le sedute spiritiche, il piattino, la meditazione trascendentale, la divinazione per mezzo delle carte, dei fondi di caffè o l’uso del pendolino, fino alla vera e propria magia.
Abbiamo avuto parecchi casi di persone le cui madri frequentavano i maghi e che stavano male. Si sono liberati quando si sono messi davanti a Gesù Eucarestia a fare la rinuncia in questi termini: “Nel nome di Gesù Cristo io rinuncio ad ogni legame occulto con mia madre”. Dopo aver fatto questa rinuncia per varie volte, sono riuscite ad eliminare il legame che veniva dalla generazione precedente.
Può anche succedere di rimanere vittima di una maledizione, di una fattura o di un legame occulto, invocato su di noi dalla strega o dallo stregone.
Noi possiamo spezzare la schiavitù che ci lega all’occultismo, in 2 fasi successive.
1 – Nella prima bisogna guarire ogni ferita che può averci spinto a cercare il potere occulto, quindi nuovamente con le preghiere di rinuncia a ogni singola pratica magica e peccato chiamandolo nella preghiera di rinuncia con il nome stesso con cui abbiamo contratto la colpa ad esempio:
“Rinuncio in Nome di Gesù Cristo mio unico Dio ad ogni legame diretto e indiretto con ogni spirito maligno di magia, spiritismo, divinazione, cartomanzia, superstizione, ecc.”.
Poi fare anche preghiere di rinuncia agli spiriti maligni dei peccati nei quali cadiamo più spesso, ad esempio:
“Rinuncio in Nome di Gesù Cristo mio unico Dio ad ogni legame diretto e indiretto con ogni spirito maligno di bestemmia, lussuria, masturbazione, menzogna, odio, rabbia, rancore, invidia, mancanza di perdono, ecc.”.
Imparare a fare il discernimento dei singoli spiriti maligni per poi rinunciarvi vuol dire auto liberarsi e vivere con se stessi e con gli altri ma soprattutto con Dio in maggior comunione e benessere.
2 – Nella seconda fase bisogna confessarsi e ricevere il perdono per ogni forma di coinvolgimento in pratiche occulte. Anche andare da una cartomante è peccato, tanto è vero che molto spesso il manuale che usa la cartomante non si chiama “Manuale del cartomante” ma si chiama “Bibbia del diavolo”. Lì dentro c’è tutta la cerimonia di consacrazione delle carte a Satana, che dura quindici giorni, prima di poter essere usate. Questo rituale è stato composto da un Prete spretato del 17° secolo.
Abbiamo ora in mano abbastanza elementi per capire che l’innocente cartomante del piano di sopra, non è poi così innocente!
Il Sacramento della Confessione, l’arma più forte:
Il peccato pone gli uomini su di un terreno precario, il peccato è la base di tutti i legami satanici gravi e meno gravi, ma soprattutto il peccato è l’adesione volontaria a Satana e il rifiuto di Dio, infatti il Sacramento della Confessione è più potente di un esorcismo che è solo un sacramentale, perchè toglie dall’anima il peccato, slega da Satana e ci ottiene una liberazione e guarigione spirituale e a volte anche fisica quando alcuni mali sono prodotti dagli spiriti maligni che ci hanno colpiti per mezzo degli stessi continui peccati.
Il Sacramento della Confessione ha un grande potere sia per l’eterna salvezza dell’anima per il perdono che riceviamo da Gesù sia sotto il profilo di benessere spirituale, emozionale e fisico.
Satana è molto più consapevole degli effetti del peccato rispetto all’uomo, questo perchè le sue forze sono costantemente rivolte a sedurre e ammaliare ogni area mentale, sessuale, fisica delle persone per portarle con le loro scelte e peccati lontano da Dio e contro Dio.
Satana è odio allo stato puro, è la personificazione dell’odio più estremo, odio contro Dio e odio contro gli uomini amati da Dio, più Satana riesce a far allontanare gli uomini con i peccati da Dio e dalla salvezza più ne è soddisfatto, più la sua vendetta contro Dio si attua e per tale scopo sono in movimento e azione intorno a noi, ai nostri occhi invisibili, miliardi di demoni e anime dannate che insieme a Satana stesso ci corrompono principalmente e astutamente le facoltà psichiche fonte delle scelte individuali di peccato e il Sacramento della Confessione è l’arma principale con cui gli uomini vengono strappati e resi più forti davanti alla continua attività di Satana e delle sue demoniache gerarchie spirituali.
E’ molto importante nel Sacramento della Confessione imparare a confessare ogni singolo peccato commesso che non deve essere espresso solo sulla base dei 10 Comandamenti ma anche dei sotto peccati di comandamento in comandamento che per la loro natura ci hanno creato anche il legame e l’intrusione degli spiriti maligni che ce li hanno suscitati.
Quindi in parole povere oltre i 10 Comandamenti bisogna confessare se si è stati invidiosi, orgogliosi, superbi, se abbiamo odiato qualcuno, se abbiamo avuto pensieri di vendetta, di rabbia, se non abbiamo perdonato chi ci ha offeso o fatto del male, quindi se abbiamo avuto rancore e ogni altro tipo di comportamento a danno nostro e soprattutto altrui, perchè ogni spirito maligno ci stimola a determinati atteggiamenti di vita per poi creare non solo un singolo peccato, ma una catena di peccati che hanno sempre origine da uno o più stadi alterati del nostro vivere quotidiano da questi esseri malvagi messo a soqquadro.
Più spesso ci si confessa e più peccati e sotto peccati si dicono più ci si libera e più si guarisce.
Gruppi Carismatici di Liberazione:
Tra i gruppi Carismatici che fanno preghiere di liberazione dagli spiriti maligni e da Satana con appunto il discernimento degli spiriti, segnaliamo il gruppo “Gesù Risorto” e “Comunità Maria” presenti in molte città italiane i cui siti web sono presenti nella Home di questo sito alla voce “Gruppi di Liberazione”, questi due gruppi in particolare sono molto potenti perchè durante gli incontri di preghiera ordinano con l’autorità di Gesù Cristo e con l’effusione dello Spirito Santo che hanno ricevuto a tutte le presenze del Maligno di andarsene con ottimi risultati di liberazione.
L’altro gruppo il “Rinnovamento nello Spirito Santo” con più sedi in tutte le città italiane, fanno canti di lode e adorazione e il “Canto in Lingue” (come anche i due gruppi precedenti) avendo benefici per i partecipanti soprattutto di guarigioni e secondariamente di liberazione.
Vi consigliamo di partecipare ai loro incontri di preghiera

e di beneficiare delle loro preghiere di guarigione e liberazione!

Messaggio del 25 Febbraio 2014 della Regina della Pace a Medjugorje

“Cari figli! Vedete, ascoltate e sentite che nei cuori di molti uomini non c’è Dio. Non lo vogliono perché sono lontani dalla preghiera e non hanno la pace. Voi, figlioli, pregate, vivete i comandamenti di Dio. Voi siate preghiera, voi che fin dallo stesso inizio avete detto “si“ alla mia chiamata. Testimoniate Dio e la mia presenza e non dimenticate figlioli, che Io sono con voi e vi amo. Di giorno in giorno vi presento al mio figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Il linguaggio delle lacrime

Spesso il pianto è compagno della sofferenza. Ma la polivalenza semantica del pianto lo rende un linguaggio estremamente misterioso e articolato, che merita un approfondimento. “Il paese delle lacrime è così misterioso”, fa dire Antoine de Saint-Exupéry al suo piccolo principe. Ma il pianto è anche quanto di più noto e sperimentato vi possa essere tra gli uomini: à una caratteristica umana tipica e universale, un’espressione specifica dell’umanità. Noi nasciamo con la capacità di piangere, dotati di questa abilità, eppure sappiamo ben poco sul pianto: perché piangiamo? Perché esprimiamo con questo medesimo linguaggio emozionale sia gioia che dolore? Associamo il pianto a situazioni di sofferenza, ma siamo disposti ad affermare che piangendo ci sentiamo meglio, che le lacrime producono un benefico sfogo di emozioni represse e che hanno un valore catartico: “Le lacrime danno sollievo all’anima” (Seneca). Spesso espressione di angoscia, esse producono anche un piacere fisico. Forse, più ancora che a uno sfogo, le lacrime sono tese a un ri-orientamento delle emozioni. Esse fanno spostare la nostra attenzione dalla mente al corpo e così sciolgono il dolore psicologico …
Il pianto è un linguaggio, le lacrime sono parole non verbali, sono una forma di comunicazione … Il pianto davanti a un’altra persona mira a suscitare una sua reazione, esprime una richiesta di attenzione. Con il pianto cerchiamo di trasformare in sostegno la negatività degli altri: chi assiste al pianto altrui si sente colpito da tale esternazione di vulnerabilità e normalmente tende a farsi vicino, a consolare, a confortare. Le fragili e quasi evanescenti lacrime hanno un grande potere! Il pianto è un mezzo usato dagli umani per restare in contatto tra di loro. Lo stesso pianto infantile non esprime solo il bisogno che chiede di essere soddisfatto, ma tende anche a creare un legame tra il piccolo e i genitori. Il pianto poi non sempre è di facile o univoca interpretazione: di fronte a chi piange spesso siamo in imbarazzo (e cerchiamo parole e, soprattutto, gesti, che siano adeguati alla pregnanza del linguaggio di pianto dell’altro) e tentiamo di interpretare le sue lacrime. Le lacrime svelano un aspetto dell’anima, e quasi la mettono a nudo. Esse sono l’eloquenza discreta dell’anima, il linguaggio del cuore. Sono la parte visibile, per quanto tremula e trasparente, del nostro desiderio. Esse uniscono mirabilmente interiorità ed esteriorità, corpo e anima. “Le lacrime consumano la loro vita fuori dal corpo, testimoniando al suo esterno la sua più autentica interiorità” (L. Charvet, L’eloquenza delle lacrime). Sono la visibilità dell’invisibile.
“Che sono mai le parole? Una lacrima le supera tutte in eloquenza” (Schlegel); “Grazie alle lacrime io posso vivere con il dolore perché, piangendo, mi do un interlocutore empatico che riceve il messaggio ‘più vero’: quello del mio corpo e non già quello della mia lingua” (Barthes) …
Come linguaggio comunicativo esso esprime desiderio, aspettativa, preghiera. Nei salmi la preghiera dell’orante è spesso accompagnata dalle lacrime, tanto nella malattia, quanto in altre situazioni difficili (cf. Sal 39,13; 42,4; 80,6). Il pianto, sempre effuso dal salmista “davanti al volto del Signore” (Sal 142,3), è così una preghiera che il Signore gradisce e ascolta: “Hai contato i passi del mio vagare, hai raccolto le mie lacrime in un vaso” (Sal 56,9).

tratto da L. Manicardi, L’umano soffrire

La sobrietà come stile di vita

 

La sobrietà come stile di vita

 

Antonio Nanni

 “È necessaria ed urgente una grande opera educativa e culturale, la quale comprenda l’educazione dei consumatori ad un uso responsabile del loro potere di scelta, E necessario adoperarsi per costruire stili di vita, nei quali la ricerca del bello, del vero e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti (…). La scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una. scelta morale e culturale” (Centesimus Annus, 36).

È significativo che Giovanni Paolo Il affrontando i grandi problemi internazionali della globalizzazione, dello sviluppo e della pace, abbia sentito il bisogno di ricordare che un reale cambiamento è possibile solo con l’impegno di tutti e di ciascuno a mettere in discussione il proprio stile di vita.

 L’espressione “stile di vita” è frequentemente utilizzata per riferirsi a ciò che caratterizza permanente ed in profondità il modo di vivere di un soggetto. Non si improvvisa, non è fatto di episodi. È lo specchio visibile di un ‘etica personale, di un’antropologia. È la saldatura di tre elementi: una spiritualità (come sorgente di senso), un’opzione fondamentale (come finalità che orienta), una prassi quotidiana (come concretezza di azioni).

 Oggi la Chiesa appare molto sensibile agli stili di vita. Ad esempio nel 2001, all’incontro di Badin (Slovacchia) del Consiglio delle 34 Conferenze episcopali d’Europa su “Stili di vita cristiani e sviluppo sostenibilità, sono state indicate queste pratiche umanizzanti: la Banca etica; il commercio equo e solidale, i bilanci di giustizia, l’economia di comunione; l’uso di fonti energetiche rinnovabili; la domenica come giornata di riposo.

 Ma c’è ancora altro che vogliamo sottolineare. Più che per il significato economico, la sobrietà è importante per il suo significato antropologico. In effetti nella sobrietà si manifesta tutta la “premura per l’altro” partendo appunto da un “io” consapevolmente sobrio, un “io” che in questo modo si impegna a “condividere” e a rispettare il “limite” rifiutando l’ebbrezza dei consumi, dell’accumulo e del possesso.

 Proprio perché la sobrietà comprende queste importanti dimensioni culturali, antropologiche e politiche, non deve essere banalizzata in una casistica del più e del meno. Il problema è ben più profondo. Soprattutto come cristiani non è possibile rinunciare al fondamento etico dell’agire economico. Ciò vale sia sul piano teorico (ortodossia) che su quello concreto (ortoprassi): e deve ripercuotersi nella vita personale, nelle scelte e nei comportamenti, cioè appunto negli stili di vita.

 Per costruire un mondo più equo e sostenibile, nel tempo della globalizzazione, è necessario partire da se stessi, non attendere l’arrivo di Godot, non delegare ad altri il cambiamento. A nostro avviso la sobrietà è una virtù sociale che attende di essere ancora esplorata in tutte le sue potenzialità di trasformazione.

 Occorre partire dal basso, dalla cittadinanza attiva dei soggetti, dalle scelte dei gruppi familiari e muoversi progressivamente in un orizzonte di pedagogia dei gesti come strategia dei comportamenti anche economici alternativi ponendosi obiettivi di trasformazione che siano sempre più politici e strutturali.

 

La cultura della sobrietà

 Vorrei socializzare una scoperta linguistica che può suscitare curiosità sulla parola “sobrietà”.

 “Sobrio” è il contrario di “Ebrius” . Cioè, il suo significato etimologico originale è negativo (“s” privativa!), come la parola “Sleale”, o la parola “Scontento”. Ebrius vuol dire ebbro, inzuppato, inebriato, esaltato, ubriaco, avvinazzato, agitato, su di giri, fuori le righe, s-regolato, fuori controllo, s-misurato. La nostra è una società ebbra di consumi, di piaceri, di cose materiali, è una società dell’abbondanza, dell’apparenza, del narcisismo che i sociologi definiscono anche affluente, edonista, opulenta ecc.

 Sobrio, invece, è chi vive in modo in-nocente (che non nuoce), cioè equilibrato, misurato, entro i limiti. Per questo la sobrietà è uno stile di vita “sostenibile”, ossia capace di futuro. È il passaggio dal modello di vita del cow-boy (che nel Far West deve continuamente “predare”) al modello di vita dell’astronauta (che deve invece essenzializzare tutte le risorse per affrontare il viaggio di andata e ritorno). Ecco perché “È sostenibile solo uno stile di vita più democratico. Può avere forme diversificate. Non livellante, poiché anche con una certa spesa in beni si può vivere con un proprio stile originale. Ma è fraterno, perché nessuno si arricchisce alle spalle degli altri. Ed è libero dalla dipendenza dai beni materiali, perché non si ha mai/a sensazione pressante, che il proprio valore dipenda da essi e che non si deve spendere sempre di più solo perché ci sono persone che hanno d più” (Schernhom G., Che cosa è uno stile di vita capace di futuro, (sostenibile)?, in Volontari e terzo mondo, n. 4, 1999, 66-67).

 Lo stile di vita improntato alla sobrietà restituisce all’uomo “quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per l’essere e per la bellezza, il quale fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create”(Centesimus Annus, 37).

   

La sobrietà: nome nuovo della “temperanza”

 Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Così una volta si imparava dal catechismo. Poi è venuto il tempo dell’oblio e anche per le virtù “cardinali’ è diventato difficile sopravvivere. Noi siamo convinti che oggi sia possibile rilanciare la “temperanza’ nella forma aggiornata della sobrietà e in questo senso essa potrebbe diventare un banco di prova per tutta la comunità cristiana.

 La temperanza “è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni del creato” recita il Catechismo. La temperanza, con il suo richiamo alla moderazione e alla sobrietà, costituisce una sorta di scudo protettivo di fronte alle tentazioni della ricchezza ottenuta con ogni mezzo e suggerisce il giusto distacco dai beni materiali, mezzi di investimento per lo sviluppo e non già fine in sé.

 La temperanza è la virtù dell’equilibrio e del senso della misura, della capacità di resistere, rinunciare, di “mescolare” (l’acqua con il vino, ad esempio), e perfino di “tagliare’, di affinare (si pensi al temperino). Chi agisce nella temperanza non è smodato, eccessivo, ingordo, s-regolato, ma è persona semplice ed essenziale in tutto, perché sa ridurre, recuperare, riciclare, riparare, ricominciare.

 La sobrietà è, in questo senso, la virtù del futuro, il nuovo nome della temperanza; è un bene relazionale, una qualità della relazione: con se stessi (identità/sobrietà); con gli altri (alterità/sobrietà); con le cose (consumo/estetica della sobrietà). Ma non possiamo dimenticare che la sobrietà esprime anche il modo di vivere e di vedere il mondo con lo sguardo dei poveri e proprio per questo è una scelta economica e politica.

   

Sobrietà e Identità

 Se è vero che sobrietà è semplicità, essenzialità, leggerezza… allora questa virtù può aiutarci ad evitare la frammentazione della vita quotidiana e il rischio delle assolutizzazioni.

Un “Io Sobrio” significa un Io unitario, non distratto, ma equilibrato, armonico, con un criterio gerarchico, ordinatore. Nella sobrietà non avviene come accade con il barbone, dove tutto diventa sciatteria e non c’è né la libertà della scelta, né la letizia, né il buon gusto. Un’identità sobria vuol dire identità di una persona sicura di sé e unitaria nelle sue scelte.

 Come ricorda W. Sachs: “per i maestri della saggezza, / ‘opposto della semplicità non è la vita lussuosa, ma la vita frammentata. Un eccesso di cose ed oggetti non fa che intasare la vita quotidiana, distrarre in mille modi la nostra concentrazione e toglierci / ‘energia che ci serve per trovare una linea chiara da seguire nella vita. Chi non riesce a dare la giusta dimensione al proprio rapporto con le. cose, infatti, finisce per non aver più risorse sufficienti per dar forma al proprio progetto di vita.

 In questa luce i ‘arringa per la semplicità non ha gran che a che vedere con la morale, ma piuttosto con i ‘estetica. Come nell’arte tutto dipende dall’uso controllato di colori o suoni, in modo analogo I ‘arte di vivere richiede / ‘uso ben temperato dei beni materiali. In altre parole, esiste un legane sotterraneo tra il buon vivere e l’austerità. Chi sente il desiderio di “dare forma” alla sua vita si sentirà spinto a sperimentare una sorta di “semplicità selettiva” non per spirito di autoflagellazione, ma con uno spirito di ricerca e di avventura. Chi vuole sopravvivere all’invasione delle merci sin nei territori più privati della propria vita, s ‘accorgerà di non avere altra scelta che un “consumo selettivo”. Chi vuole restare padrone dei propri desideri, scoprirà il piacere del non rispondere a tutte le “occasioni” d ‘acquisto”.

 La sobrietà tocca prima di tutto la dimensione identitaria, il rapporto con se stessi. L’individuo in questo senso non è più proprietario, teso quindi all’accumulazione, ma solidale e quindi capace di fruizione condivisa e di una assunzione selettiva delle cose. La sobrietà può diventare un principio gerarchico per ricondurre la pluralità dell’esperienza all’unità del significato; sviluppando così un Io Selettivo come presupposto per l’autonomia. Pensiamo per esempio alla gestione del tempo, alla responsabilità nel decidere i tempi della vita. Anche dal Vangelo ci viene un esempio interessante come quando Gesù guarisce l’indemoniato liberandolo dai tanti “demoni” (Jegione) che dividono la persona e la scindono al suo interno.

Senza il rapporto con l’identità la sobrietà sarebbe scadente e sciatta, strumentale e destinata a perdersi.

   

Sobrietà e alterità

 La sobrietà deve anche essere pensata per quello che comporta nella relazione con gli altri. Essa ha il potere di colorare la vita e di trasportarla in una prospettiva di cura. Responsabilità, stupore per le piccole cose , “attenzione” per le sfumature, il dettaglio. La sobrietà indica il primato dell’altro come principio gerarchico ed esprime l’esistenza come premura e servizio verso gli altri.

 Come dice padre Abramo Levi nel libro 11 sapore della sobrietà: la sobrietà di Dio sta nel suo scendere (kenosis), nel suo abbassamento, nel suo prendersi cura dell’uomo quando confeziona le vesti di pelle per Adamo ed Eva), quando pone il segno protettivo su Caino. Al contrario, l’uomo diventa “ebbro” quando mangia il frutto proibito, quando costruisce la Torre di Babele, quando Noè si ubriaca, ecc. Dunque, la ristrutturazione del rapporto con gli altri alla luce della virtù della sobrietà viene a significare l’impegno di vivere il proprio Io come un “Io ospitale” e coerentemente “solidale”.

 

Sobrietà e beni materiali

 Ma dopo l’identità e l’alterità, il tema della sobrietà deve essere coniugato con l’uso dei beni materiali. Va osservato che questo è forse l’aspetto più indagato e tradizionale. della sobrietà. È un cantiere aperto. La ricerca è in corso e ci vuole ancora tempo per capire verso quali scelte di fondo si orienterà la comunità cristiana rispetto al neoliberismo e al trionfo dei consumi

 Tutta l’economia, dice il Papa, è da ripensare.

 Come ha scritto Alex Langer in Il viaggiatore leggero, nella Lettera a San Cristoforo: “Bisogna passare da una civiltà del sempre di più ad una civiltà del può bastare, forse è già troppo”. Nella prospettiva della sobrietà non si tratta “di dare di più” ma di “prendere di meno”. Si tratta di far valere nelle nostre scelte il principio di sostenibilità, ossia di ragionare in modo tale da far valere e da rispettare i diritti dell’ambiente e i diritti delle generazioni future.

 Ma la sobrietà deve portare non solo all’etica del limite, della misura, dell’equilibrio, ma anche alla cultura dell’armonia, della bellezza e della qualità. Per questo, come afferma Wolfgang Sachs, dovremmo iniziare a parlare di una estetica della sobrietà (il gusto, la forma), e di una eleganza della semplicità.

 Bisogna allora evitare due derive: a) la casistica della sobrietà, che riduce questo stile di vita ad una gabbia, ad una lista di precetti, ad un ricettario, e finisce per ingessare la sobrietà; b) la concezione pauperistica della sobrietà che propone una visione ‘sacrificali’ della sobrietà, mentre noi parliamo di sobrietà “felice”. Non qualsiasi povertà si concilia con la sobrietà, ma “Madonna povertà”, come insegna San Francesco.

 

La sobrietà come scelta ecologica, economica e politica

 Siamo partiti dicendo che oggi la Chiesa appare sensibile alla scelta di nuovi stili di vita. Infatti nella Charta Oecumenica e nell’incontro di Badin si è riaffermato che “i cristiani dovrebbero dare testimonianza della loro fede anche attraverso un coerente stile di vita rispettoso verso il creato. (…) Il ruolo della Chiesa di oggi non può limitarsi ad essere avvocato per il creato ma deve elaborare progetti e proporre modi di vita alternativi”.

 Cosa significa per noi? La sostenibilità del nuovo modello di sviluppo deve essere inseparabilmente legata sia all’ambiente che alla giustizia sociale. Per il futuro bisognerà sempre di più includere in tutte le stime economiche relative alle attività umane anche i loro costi ambientali, i ‘impatto sugli ecosistemi. E’ divenuto sempre più chiaro che ci sono dei limiti all’espansione umana sul pianeta terra. C’è una crescente evidenza che alcune attività umane eccedono già la capacità di sopportazione dell’ambiente. L’etica del limite e la cultura della sobrietà sono scelte obbligate per costruire fin da oggi una società sostenibile.

 Come abbiamo già detto, la sobrietà è guardare il mondo con lo sguardo dei poveri e dalla parte dei poveri. Non è questo il luogo per parlare del divario economico e del divario digitale… Ma alla luce di queste considerazioni, le scelte da compiere sono: il consumo critico, i bilanci di giustizia, il commercio equo, la banca etica, i gruppi d’acquisto solidale, la Tobin tax, la tutela dell’ambiente, la tutela delle biodiversità, l’opposizione alle manipolazioni genetiche, agli organismi trans-genici, la partecipazione alle campagne sull’acqua e sui farmaci essenziali, fino alla lotta per una nuova architettura finanziaria mondiale e alla salvaguardia del creato nel tempo della globalizzazione.

 Il passaggio dalla società dello spreco a quella sostenibile non significa solo produrre di meno, ma anche produrre diversamente: meno prodotti superflui, più prodotti fondamentali: meno consumi privati, più consumi pubblici; meno energia da combustibili fossili, più energia da risorse rinnovabili; meno prodotti usa e getta, più prodotti duraturi; meno spreco, più recupero e qualità della vita. Inoltre, dovrà essere ridotto, come dice Sachs, “il peso con il quale le nostre economie gravano sulla terra’ (W. Sachs, Per una società sostenibile: prospettive di cambiamento, in Acli (a cura), Umanizzare l’economia, Monti, Saronno (Va), 2000, 149).

 Più profondamente, è il concetto di “felicità” che viene chiamato in causa e che dovrà essere ridefinito, correggendo la distorsione dall’utilitarismo. Osserva infatti Serge Latouche che “la riduzione utilitarista della felicità al piacere, dal piacere alla soddisfazione dei bisogni, del bisogno al quantum di consumo e dunque in definitiva della felicità alla sua misura  il denaro  dev’essere rimessa in discussione” (5. Latouche, Il pianeta dei naufraghi, Bollati Boringhieri, Torino, 1993, 211).

 Come si vede, la scelta della sobrietà si configura come un modo di pensare e di agire alternativo. In effetti, più che la globalizzazione che a priori non è né buona né cattiva, come dice il Papa, ciò che fa problema è quello che Ulrich Bech chiama “globalismo” cioè “l’ideologia del dominio del mercato mondiale, l’ideologia del neoliberismo” (U. Bech, Che cos’è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma (3A rist. 2000, 22), che rimuove o sostituisce l’azione politica e subordina la multidimensionalità della globalizzazione al predominio unilaterale del mercato mondiale.

 Come ha osservato Mons. Van Thuan, recentemente scomparso, “il globalismo (ossia l’ideologia riduttiva che disorienta la globalizzazione) … interpella fortemente la dottrina sociale della Chiesa …al punto da dare 1 ‘impressine di mettere in questione alcuni suoi principi fondamentali” (F-X. N. Van Thuan, New economy e dottrina sociale della Chiesa, in Osservatore romano (9-10 luglio 2001),8).

 La scelta di uno stile di vita improntato alla sobrietà, consente ad ogni cittadino e ad ogni cristiano di dare il proprio contributo per la costruzione di un mondo più equo e più giusto. Bisogna dunque educare le coscienze, affinché si comprenda che non bastano i gruppi di pressione e i movimenti di base per orientare diversamente gli indirizzi economici delle istituzioni internazionali. Riteniamo invece indispensabile un’opzione fondamentale ben più profonda, che chiama in causa la vita stessa di ogni persona, in quanto strutturalmente legata al sistema sociale che si vorrebbe cambiare.

   

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

 AA.VV. Nuovi stili di vita nel tempo della globalizzazione, Fond. Apostolicam Actuositatem, Roma 2002

 AA.VV., Abitare il limite, Atti del 370 Convegno di CEM Mondialità (dicembre 1998)

 AA.VV., Dacci oggi il nostro pane, EMI, Bologna 2002

 ACLI (a cura), Umanizzare 1 ‘economia, La sfida della globalizzazione, Monti, Saronno (VA), 2000

 AA.VV., Invito alla sobrietà felice, EMI, Bologna 2000

 BAKER C., Ozio, lentezza e nostalgia, EMI, Bologna 2000

 BATTISTELLA G., I nuovi stili di vita, EMI, Bologna 1996

 BECK U., Che cos’è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma 2000

 H. DALY-G. COBB, Un economia per il bene comune, RED, Como 1994

 FABRIS R., La scelta dei poveri nella Bibbia, Borla, Roma 1989

 J.L. LA VILLE, L ‘economia solidale, Bollati Boringhieri, Torino 1998

 LEVI A., Il sapore della sobrietà, Servitium, Sotto il Monte (BG), 1998

 G. MARTIRANI, La civiltà della tenerezza. Nuovi stili di vita per il terzo millennio, Paolinei, Milano 1997

 A. NANNI, Economia leggera, EMI, Bologna 1997

 NICORA A., La virtù cristiana della sobrietà, Lettera pastorale, Diocesi di Verona, Queriniana, Brescia 1996

 PETRELLA R., Il bene comune. Elogio della solidarietà, Diabasis, Reggio Emilia 1997

 PIPER J., La temperanza, Morcelliana, Brescia – Milano 2001

 VALER A., Bilanci di giustizia, Famiglie in rete per consumi leggeri, EMI, Bologna 1999

 VOLP[B;; MELONI F., (a cura di), Vivere con la porta aperta; Edb, Bol6~a 1997

 WUPPERTAL INSTITUT,     Futuro sostenibile. Riconversione ecologica, Nord-Sud, Nuovi stili di vita, EMI, Bologna 1999 (III ed.)

 

http://www.vicariatusurbis.org/settoreovest/caritasovest/Nanni.htm

Messaggio di Medjugorje, 2 febbraio 2014 – Apparizione a Mirjana

Mirjana during an apparition
Cari figli con materno amore desidero insegnarvi l’onesta’ desidero che nel vostro operare come miei apostoli siete corretti decisi e sopratutto onesti. Desidero con la grazia di Dio siate aperti alla benedizione. Desidero che col digiuno e la preghiera otteniate dal Padre Celeste consapevolezza naturalezza santita’ del divino, sotto la protezione di mio Figlio e mia sarete miei apostoli, coloro che sanno diffondere la parola di Dio a tuti coloro che non la conoscono, sapete superare tuti gli ostacoli che troverete sulla strada. Figli miei attraverso la benedizione la grazia di Dio scendera’ su di voi e voi la potete conservare con il digiuno e la preghiera con la purificazione e riconciliazione avrete l’efficienza che chiedo da voi. Pregate per i vostri pastori affinche’ il raggio della grazia di Dio illumini la loro strada. Vi ringrazio.