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L’umiltà

Una delle virtù che oggi viene maggiormente calpestata dal mondo moderno è senza dubbio l’umiltà. L’orgoglio nelle opere e nel sapere è imperante, ciò non soltanto impedisce un dialogo che sia un vero scambio reciproco tra le persone, ma snatura completamente il rapporto dell’uomo con Dio. La stessa preghiera, se non viene fatta con umiltà è quasi inutile: per abbandonarsi infatti nelle Sante Mani di Gesù è necessario ammettere a se stessi di essere pieni di difetti e di peccati, in opere, pensieri ed omissioni, così da avere il cuore colmo di gioia nel dialogo con un Padre così misericordioso. L’orgoglio rende inutile la preghiera. Anche se poi facciamo qualcosa di buono, lo facciamo perchè Dio opera in noi e non certo con le nostre uniche forze. Chi si appoggia solo su se stesso è destinato a cadere. E’ Dio che ci parla dandoci sublimi rivelazioni, è solo Dio che con la Grazia ci permette di amare il nemico! Perchè Dio elegga alcune persone e non altre, questo non lo sappiamo, ma sappiamo per certo che non è per meriti o bravura. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Spesso infatti mi capita di sentire fra gli stessi cattolici preghiere molto somiglianti a quella del fariseo O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Umiltà di fronte a Dio dunque, perchè tutto viene da Lui e di fronte agli altri, perchè molto abbiamo da imparare, e se crediamo di conoscere ormai tutto e di avere solo da insegnare siamo sulla cattiva strada. 
 Vi propongo ora un messaggio che Gesù Cristo Nostro Signore ha consegnato ad una carismatica in occasione (non casuale) della festa di San Pio, esempio di umiltà per tutti.
“Il raccoglimento è preghiera, l’agire con modestia e discrezione è preghiera, il vestire in modo modesto e decoroso è ancora preghiera. Tutta la vita, se vissuta correttamente e virtuosamente, può diventare preghiera, e il frutto della preghiera fatta con cuore sincero e amore ardente a Dio è l’umiltà.
L’umiltà è la base di tutto l’apostolato, è il condimento di ogni stato di vita, è la virtù essenziale e primaria di ogni cristiano. Senza di essa non c’è buon cattolico. Se manca l’umiltà, tutte le azioni, anche le più valorose e sacre, diventano come cenere al suolo.
Essa ha formato e permesso ai santi di crescere in sapienza e grazia, essa è quella che rende glorioso il cristiano e impedisce a Satana di trascinare seco l’uomo.
Tutti i santi erano umili. Non ci può essere santità senza umiltà, né miracoli, né predicazione, né opere grandiose, perché tutto sarebbe fatto a vano; perché, cari figli, se non si fa ogni azione, anche la minima azione, per la maggior gloria di Dio, la si fa per propria vanagloria, e la superbia, figlia di Satana, pervade l’uomo e lo porta alla perdizione.
L’umile non si attribuisce nessun merito, riconosce che tutto proviene da Dio e che senza il suo aiuto e la sua Grazia l’uomo tornerebbe polvere e non sussisterebbe nessuna opera.
L’umile non giudica, non critica, non si vanta, non disprezza il povero, non manca di carità, non si esalta, non cerca la propria gloria, non si mette in vista, non vuole primeggiare. L’umile parla sommessamente, con modestia, non segue le mode del tempo, non parla in modo volgare e sconcio ma fa silenzio e parla solamente quando il dovere e la carità lo richiedono. Il suo parlare è come il Vangelo, sì sì, no no, perché tutto il resto viene da Satana, fonte di superbia e vanità.

Cara figlia, ti parlo oggi di questa virtù, attributo primario della vita cristiana, perché il grande Santo che oggi celebrate è grande per la sua immensa umiltà. I miracoli vengono da Dio, la luce soprannaturale, la bontà, l’ascolto, tutte le virtù vengono da Dio, e la base di tutte è la santa e preziosa umiltà.
Vedi, cara figlia, il Padre (tuo spirituale) scherzando ha chiesto un trattato sull’umiltà. Non è necessario, questo, ma in questa festa solenne per la santificazione di questo novello Francesco, ho voluto donarvi materia di riflessione su ciò che Tu, caro figlio, avevi chiesto. […]
Oggi religiosi e laici, sacerdoti e teologi credono di fare tanto perché lavorano, corrono, organizzano, parlano, ma non si rendono conto che per la maggior parte di essi non è lo Spirito di Dio che si muove ad azione, ma il loro compiacimento e il desiderio di essere ammirati, applauditi, venerati. Tutto questo perché la modernità, sostenuta dal massonismo, ha spinto l’uomo a calpestare questa rara virtù. Con l’accentramento dell’uomo in primo piano nella storia, l’uomo diviene l’interprete senza Dio di tutte le cose, e i suoi risultati, non  più alimentati dalla mano di Dio, sono conseguenza della sua capacità e della sua bravura. 
Questa è totale mancanza di umiltà. Togliete dall’uomo l’umiltà, e avrete come risultato traditori ed egoisti, fautori del culto idolatrico del proprio io.
Tolta la virtù dell’umiltà decade conseguentemente la carità, la povertà, la castità, che comprende, oltre la purezza del corpo e la modestia dei costumi, anche la purezza dello spirito, e lo spirito è spesso inquinato dalla superbia.
L’umiltà, figli, apre le porte del Cielo e introduce i santi nella gloria del Padre, li eleva allo stato di figli di Dio a sua immagine e somiglianza. 
La superbia deturpa questa immagine di Dio e trascina, di conseguenza, l’uomo nei delitti più atroci, nell’immondezza più nera, […] nell’egoismo più sfrenato e deleterio. Ottiene non più un mondo di santi, ma una creazione di impurità e di sudiciume, dove gli uomini,non più sotto l’azione dello Spirito di Dio, si assoggettano come figliolanza a Satana e rovinano il progetto di Dio sulla umanità e sulla santa Chiesa.
Io voglio da te umiltà profonda, così profonda e tale da sentirti smarrita di fronte alla Potenza divina. Sei ancora lontana, figlia, da questa umiltà. Ma se sarai docile strumento nelle mani della Provvidenza di Dio, che fa bene ogni cosa per ciascuna creatura, anche tu potrai raggiungere questo grado di umiltà e dare gloria a Dio per tutta l’eternità. Ti benedico”.

Preghiera per il Parroco

Signore, noi ti ringraziamo 
perché hai dato il tuo sacerdozio a un uomo 
e l’hai fatto nostro Pastore. 
Egli riconoscendo i propri limiti, 
sente un profondo bisogno di te. 
Illuminalo e fortificalo nella fede,
guidalo e sorreggilo nella grazia, 
perché sia sempre per noi luce e forza, 
esempio e incoraggiamento. 
Chiamalo sempre più all’amore
affinché sia tuo nella consacrazione 
sia nostro nella pastorale sollecitudine. 
Donagli idee chiare, concrete, attuabili, 
la sua azione sia duttile, tenace, discreta, 
la sua intenzione, retta e semplice. 
Fa’ che l’insuccesso non lo avvilisca 
e il successo non lo renda superbo. 
Egli sia il nostro fratello maggiore,
padre, amico e maestro. 
Raduna intorno a lui la parrocchia 
nella generosità dell’impegno cristiano, 
nella collaborazione intelligente e cordiale, 
nella carità che ci salda in unità. 
Fa’ che in lui vediamo, 
stimiamo e amiamo te. 
E non permettere che si perda 
nessuna delle anime che gli hai affidato. Amen
(Madre Teresa di Calcutta)

Significato della sofferenza e della malattia

Coloro che si accostano alla sofferenza con una visione meramente umana, non possono comprendere il suo significato e facilmente possono cadere nello sconforto: tutt’al più possono giungere ad accettarla con una triste rassegnazione di fronte all’inevitabile.
Noi cristiani, al contrario, istruiti nella fede, sappiamo che la sofferenza può trasformarsi – se l’offriamo a Dio – in uno strumento di salvezza, e in cammino di santità, che ci aiuta a raggiungere il cielo. Per un cristiano, il dolore non è motivo di tristezza, ma di gioia: la gioia di sapere che sulla Croce di Cristo ogni sofferenza ha un valore redentore.
Anche oggi il Signore ci invita dicendo: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). Rivolgete, pertanto, a Lui il vostro sguardo, con la sicura speranza che egli vi darà sollievo, che il Lui troverete consolazione. Non abbiate timore di manifestarGli le vostre sofferenze, e talvolta anche la vostra solitudine; offriteGli quest’insieme di piccole, e spesso, grandi croci di ogni giorno, e così – anche se tante volte vi possono sembrare insopportabili – non vi peseranno, poiché sarà lo stesso Cristo che le porterà per voi: “Eppure Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4).
Seguendo Cristo in questo cammino, sentirete la gioia intima di compiere la volontà di Dio. Una gioia che è compatibile con il dolore; perché è la gioia dei figli di Dio, che si sanno chiamati a seguire molto da vicino Gesù nel suo cammino verso il Golgota.
Chi segue Cristo, chi accetta la teologia del dolore di san Paolo, sa che alla sofferenza è legata una grazia preziosa, un favore divino, anche se si tratta di una grazia che rimane per noi un mistero, perché si nasconde sotto le apparenze di un destino doloroso. Certo non è facile scoprire nella sofferenza l’autentico amore divino, che vuole, mediante la sofferenza accettata, elevare la vita umana al livello dell’amore salvifico di Cristo. La fede, però, ci fa aderire a questo mistero e mette nell’anima di chi soffre, malgrado tutto, pace e gioia: a volte si giunge a dire, con san Paolo: “Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione” (2Cor 7,4).
È nella prospettiva della fede, che la malattia assume una nobiltà superiore e rivela una particolare efficacia come aiuto al ministero apostolico. In questo senso la Chiesa non esita a dichiarare di aver bisogno dei malati e della loro oblazione al Signore per ottenere grazie più abbondanti per l’intera comunità. Se alla luce del Vangelo la malattia può essere un tempo di grazia, un tempo in cui l’amore divino penetra più profondamente in coloro che soffrono, non c’è dubbio che, con la loro offerta, i malati e gli infermi santificano se stessi e contribuiscono alla santificazione degli altri.
Ciò vale, in particolare, per coloro che si dedicano al servizio dei malati e degli infermi. Tale servizio è una via di santificazione come la malattia stessa. Nel corso dei secoli, esso è stato una manifestazione della carità di Cristo, che è appunto la sorgente della santità.
È un servizio che richiede dedizione, pazienza e delicatezza, unite a una grande capacità di compassione e di comprensione, tanto più che, oltre alla cura sotto l’aspetto strettamente sanitario, occorre portare ai malati anche il conforto morale, come suggerisce Gesù: “Ero malato… e mi avete visitato”.

(tratto da: Giovanni Paolo II, Il progetto di Dio. Decalogo per il terzo millennio, Piemme, 1994, pp. 125-127)

QUANDO E’ STATA FONDATA LA TUA CHIESA ?




LA CHIESA CATTOLICA-APOSTOLICA-ROMANA È LA SOLA VERA CHIESA DI GESÚ CRISTO.

Al cattolico lettore.

Popoli Cattolici, aprite gli occhi, si tendono a voi gravissime insidie col tentare di allontanarvi da quell’unica vera, unica santa Religione, che solamente conservasi nella Chiesa di Gesù Cristo.

Questo pericolo fu già in più guise proclamato dai nostri legittimi Pastori, i Vescovi.

La stessa infallibile voce del Vicario di Gesù Cristo ci avvisò di questo medesimo laccio teso ai cattolici, cioè che molti malevoli vorrebbero {3 [123]} sradicare, dai vostre cuore la Religione de Gesù Cristo. Costoro ingannano sè stesse e ingannano gli altri, non credeteli.

Stringetevi piuttosto di un cuor solo e di un’anima sola ai vostre pastore che sempre la verità v’insegnareno.

Gesù disse a S. Pietro: Tu sei Pietro e sopra questa pietra fenderà la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non la vinceranno mai. perchè io sarò coi Pastori d’essa tutte e giorni sino alla consumazione dee secoli.

Questo disse a S. Pietro e ai suoi successori i Romani Pontefici e a nessun altro. {4 [124]}

Che vi dice cose diverse da quanto vi dico, non credete, egli v’inganna.

Siate intimamente persuase de queste grandi verità: deve c’è il successore di S. Pietro, là c’è la vera Chiesa de Gesù Cristo. Niuno trovasi nella vera religione se non è cattolico, niuno è cattolico senza il Papa.

I nostri pastori, e specialmente i vescovi, ce unicorno col Papa, il Papa ce unisce copi Dio.

Per ora leggete attentamente i seguenti avvisi e quali, ben impressi nel vostro cuore, basteranno a preservarvi dall’ errore. Quello poi che qui viene ora brevemente esposto vi {5 [125]} sarà in apposito libro più diffusi-mente spiegato.

Il signor delle misericordie infonda a tutti i Cattolici tanto coraggio e tale costanza da mantenersi fedeli osservatori di quella Religione in cui noi fortunatamente siamo nati e siamo stati educati.

Costanza e coraggio clic ci faccia pronti a patire qualunque male, fosse anche la morte, anzichè dire o fare alcuna cosa contraria alla Cattolica Religione, vera e sola Religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.

Sac. Bosco GIOANNI.{6 [126]}

FONDAMENTI DELLA CATTOLICA RELIGIONE

I. Idea generale della vera Religione.

D. Che cosa s’intende per religione?

R. Per religione s’ intende il culto dovuto a Dio nel modo da lui voluto.

D. In che cosa questo culto consiste?

R. Questo culto consiste nel credere le verità rivelate da Dio, e nel praticare la sua santa legge. {7 [127]}

D. A chi fu rivelato da Dio questo culto?

R. Questo culto ossia religione fú primieramente da Dio rivelato ad Adamo, che fil il primo uomo del inondo; quindi dallo stesso Dio e talvolta col ministero degli angeli venne rivelato ai Santi Patriarchi che lo praticarono, ai Profeti che cui loro miracoli dimostrarono che erano da Dio inspirati. Imperciocchè i miracoli possono solamente essere da Dio operati. Confermarono questa rivelazione con profezie, cioè con predizioni riguardanti l’avvenire, che esattamente si avverarono; solamente Iddio sa l’avvenire, e può rivelarlo agli uomini. {8 [128]}

II. Una sola è la vera Religione.

D. Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?

R. No certamente.

D. Ci sono i Maomettani, i Protestanti, cioè i Calvinisti, ed i Luterani, ed avvi la Chiesa Cattolica Romana; in quale di queste società si trova la vera religione?

R. La vera religione si trova solamente. nella Chiesa Cattolica-Romana, perchè essa sola conserva intatto la Divina rivelazione, essa sola fu fondata da G. Cristo vero Dio e vero Uomo, propagata dagli Apostoli, e dai loro successori sino ai nostri giorni; finalmente {9 [129]} essa sola ha i ieri caratteri della Divinità.

D. Quali sono cotesti caratteri, che dimostrano la Divinità della Chiesa Cattolica Romana, cioè che essa sia le vera Chiesa di Gesù Cristo?

R. I caratteri della Divinità della vera Chiesa sono quattro, vale a dire: la vera Chiesa è Una, Santa, Cattolica, Apostolica.

D. La Chiesa Romana ha veramente questi caratteri?

R.. La Chiesa Romana ha ella sola questi caratteri della Divinità, 1.º È una per l’unità della dottrina, e per l’unione di tutte le Chise particolari colla sede di S. Pietro, ovvero col Romano Pontefice capo della Chiesa universale

2.° E santa per la santità del suo capo e suo fondatore, che è Gesù {10 [130]} Cristo; è santa la fede e la legge che professa; santi i Sacramenti che pratica, molti santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo: più milioni di martiri da Dio confortati sparsero il loro sangue in testimonianza della divinità di questa medesima Chiesa.

3.° E cattolica cioè universale, perchè si estende a tutti i luoghi, a tutti i tempi, e malgrado ogni persecuzione durera in eterno.

4.° E Apostolica perchè insegua la medesima dottrina, che inseguarono i Ss. Apostole. Questa prerogativa è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal regnante Pio IX, rimonta da un Papa all’altro senza alcuna interruzione sino a S. Pietro stabilito Principe degli Apostoli, e Capo della Chiesa dal medesimo Gesù Cristo. {11 [131]}

III. Le chiese degli Eretici non hanno i caratteri della Divinità.

D. Le Chiese de’ Valdesi e de’ Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?

R. Le Chiese de’ Valdesi e de’ Protestanti e di tutti gli altri eretici non hanno i caratteri della vera Chiesa.

1.º Non sorto una, giacchè furmano più divisioni, la sola Chiesa protestante è divisa in più di dugento sette. Dove si può mai avere unità di fede?

2.° Non sono sante perchè professano più cose contrarie al Vangelo, repugnanti a Dio medesimo.

3.° Non sono Cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi, e cangiano dottrina a seconda dei tempi. {12 [132]}

4.° Non sono Apostoliche, perché non professano, anzi rigettano la dottrina degli Apostoli, e non sono unite al Romano Pontefice che è successore di s. Pietro, Capo e Principe degli Apostoli.

D. Non c’è diversità tra la dottrina della Chiesa Cattolica d’oggidì e la dottrina da G. Cristo e dagli Apostoli predicata?

R. No: perché le medesime verità del Vangelo che furono prediche da G. Cristo, e dagli Apostoli, sono quelle stesse che si predicarono in tutti i tempi e si predicano presentemente nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

D. Chi non è battezzato non può salvarsi?

R. No: perché G. Cristo ha detto chiaramente, che coloro, i quali non {13 [133]} sano rigenerati col Battesimo, non entreranno nel regno de’ Cieli.

D. Fuori della Chiesa Cattolica Apostolica Romana si può aver salute?

R. No: perché siccocue chi non fu nell’ arca di Noè perì nel diluvio, cosi chi non cè nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana non è nella Chiesa di Gesù Cristo, in cui solamente trovasi la vera religione, epperciò fuori di essa niuno può salvarsi.

IV. Nella Chiesa degli Eretici non c’è la Chiesa di Gesù Cristo.

D. Non potrebbe darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestami, cioè i Calvinisti, ed i Luterani e simili, avessero la religione di G. Cristo? {14 [134]}

R. Tutti costoro non hanno la vera religione, perchè non la ricevono dalla Chiesa di Gesù Cristo, unica depositaria e legittima interprete della dottrina del suo divin Maestro.

D. Qual è il più grande errore degli Ebrei?

R. Il più grande errore degli Ebrei consiste in ciò, che essi aspettando ancora la venuta del Messia non credono a Gesù Cristo, nè al santo Vangelo.

D. Chi è il Capo della religione Maomettana?

R. Maometto.

D. Chi è il Capo dei Valdesi, i quali in gran parte vivono nella valle di Luserna vicino a Pinerolo?

R. Il Capo de’ Valdesi è Pietro Valdo negoziante di Lione. {15 [135]}

D. Chi è il Capo de’ Protestanti?

R. Il capo de’ Protestanti sotto Calvino e Lutero.

D. Chi erano questi uomini Pietro Valdo, Maometto, Calvino, Lutero?

R. Costoro erano uomini non mandati da Dio, non fecero alcun miracolo, nè in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono una religione colla violenza, e col libertinaggio. Religione, che scioglie il freno a tutti i vizi, a tutti i disordini.

D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di G. Cristo?

R. Costoro non avendo per Capo G. Cristo non possono appartenere alla sua Chiesa, onde non sono nella Chiesa di Gesù Cristo, ma, come dice S. Girolamo, sono nella sinagoga dell’Anticristo, cioè in una Chiesa opposta a quella di G. Cristo. {16 [136]}

V. Una risposta ai Protestanti.

D. Che cosa rispondere quando i Protestanti dicono: Noi crediamo a Cristo ed al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa?

R. Quando i Protestanti parlano così, noi dobbiamo loni rispondere voi dite eli credere a Cristo ed al Vangelo, tua non è vera, perché non credete a tutto quello che c’insegna Gesù Cristo nel suo Vangelo, non credete alla sua Chiesa, non credete al Pontefice Romano stato da Gesù Cristo stesso stabilito per governare la sua Chiesa. Inoltre permettendo voi ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo di Gesù Cristo, aprite con ciò una Larga via all’ errore, {17 [137]} nel guale è quasi inevitabile il cadere guidato solo dal proprio lume. Perciò voi, o Protestanti, siete come membri d’un corpo senza Capo, come pecorelle senza pastore, come discepoli senza maestro, separati dal fonte della vita, che è G. Cristo.

D. Che cosa devono fare gli Ebrei per potersi salvare?

R. L’unico mezzo con cui gli laurei si possono salvare si è di credere in G. Cristo, vero Messia, ricevere il s. Battesiamo, quindi osservare i comaudamenti di Dio. e della Chiesa.

D. I Maomettani, i Protestatiti che cosa devono fare per salvarsi?

R. Devono rinunziare ai loro errori, entrare nella Chiesa Cattolica, Apostolica Romana da cui un tempo si separarono, unirsi al Vicario di G. Cristo, che è il Papa, da cui chi si ostina {18 [138]} di vivere separato, perisce eternamente.

VI. I Protestanti convengono che i Cattolici sono nella vera Chiesa.

D. Che cosa dicono di particolare i Protestanti intorno alla cattolica nostra religione?

R. Dicono che noi possiamo salvarci.

D. Noi Cattolici che cosa diciamo della religione Protestante?

R. Noi Cattolici seguendo la dottrina infallibile della Chiesa Cattolica diciamo che i Protestanti nella loro religione non possono salvarsi.

D. Dunque?

R. Dunque i Protestanti convenendo {19 [139]} con noi, che la cattolica religione è vera, dichiarano che la loro è falsa.

D. Non ci sarebbe qualche esempio a questo riguardo?

R. Ne abbiamo molti: eccone uno bellissimo ricavato dalla storia ecclesiastica. Enrico IV Re di Francia era capo del partito dei Calvinisti quando sali suí Trono; ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere la vera religione. Da prima procurò d’instruirsi rettaniente nei dogmi della Cattolica Religione; poscia fece venire alla sua presenza i Ministri protestanti, e loro dimandò, se credevano, che eli si potesse salvare nella Chiesa Romana. Dopo seria riflessione risposero di si. Allora il Re saviamente ripigliò: Perchè dunque voi l’avete abbandonata? I cattolici affermano che niuno può ottener {20 [140]} salute nella vostra seíta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole che io mi attenga alla via più sicura e preferisca quella religione in cui per comun sentimento io mi posso salvare. Quindi il Re rinunziò all’eresia e rientrò nel serio della cattolica religione.

D. Che cosa dobbiamo fare noi Cattolici?

R. Noi Cattolici dobbiamo 1.° Ringraziar Dio di averci creati in quella religione, che unica può condurci al salvamento. 2.º Pregar di cuore il Signore perchè ci conservi fedele alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo pure per tutti coloro che vivono da lui lontani, e separati dalla sua S. Chiesa, onda li illumini, e li conduca da buon Pastore al suo ovile. Ma insieme dobbiamo {21 [141]} in 3.° luogo guardarci bene dai Protestanti, e da quei cattivi Cattolici, che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del Vicario di G. Cristo, e degli altri suoi Ministri per trascinarci all’ errore. 4.° Essere grati a Dio colla férmezza nella fede, coll’osservanza esatta de’ suoi precetti, e di quelli della sua S. Chiesa.

D. La Chiesa di Gesti Cristo non verrà meno per le persecuzioni?

R. No certamente; anzi più sari dagli uomini perseguitata, più trionferà, perchè la Chiesa è fondata da Cristo sopra una pietra contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell’inferno. Onde tutti quelli che perseguitarono la chiesa ne’ tempi passati non esistono più, e la chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste; tutti quelli che la perseguitano presentemente da qui a qualche {22 [142]}tempo non ci saranno più, ma la Chiesa di G. Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnata la sua parola di proteggerla, e di essere sempre con lei, e vuole che duri fino alta fine del mondo per unire la chiesa militante alla chiesa trionfante, e formare poi di tutti i buoni un solo regno nella patria dei Beati in Cielo. Così sia.

Passeranno cielo e terra, ma le parole del Signore non cangeranno mai.

Chi persevera nel servizio ciel Signore sino al fine della vita, egli sarà salvo. {23 [143]} {24 [144]}

http://www.donboscosanto.eu/oe/la_chiesa_cattolica-apostolica-romana.php

VIDEO TESTIMONIANZA: LA STORIA SMENTISCE I PROTESTANTI, BUGIARDI!!!

UNO STUDIO SOMMARIO STORICO E BIBLICO CHE DIMOSTRA CHE LA CHIESA CATTOLICA DISCENDE DAGLI APOSTOLI VERAMENTE CONTRARIAMENTE AL PROTESTANTESIMO CHE DISCENDE DA UOMINI…E RECLAMA UNA DISCENDENZA APOSTOLICA CHE NON POSSIEDE NE STORICAMENTE NE BIBLICAMENTE, IL CAMBIAMENTO DELLA BIBBIA CHE DAGLI APOSTOLI IN POI AVEVA 73 LIBRI E POI DA MARTIN LUTERO IN POI FURONO TOLTI SEI LIBRI E DIVENNERO 66 LIBRI ,LA BIBBIA ORIGINALE ACCETTATA DAI PADRI DELLA CHIESA ERA DI 73 LIBRI NON DI 66 , UN ALTRA TRUFFA DEL PROTESTANTESIMO!!!
ecco il libro di apologetica cattolica in inglese per chi capisce la lingua
v’e’ l’ho consiglio da LEGGERE DAVVERO UTILE CONTRO GLI ERETICI
http://www.catholicapologetics.org/CB…
il sito americano che si occupa di APOLOGETICA CATTOLICA CONTRO LE ERESIE DEI PROTESTANTI ED ALTRI ACATTOLICI
http://www.catholicapologetics.org/
SITO DI APOLOGETICA CATTOLICA IN ITALIANO DI SALVATORE INCARDONA
DA VEDERE
http://www.cristianicattolici.net/

ARIDITA SPIRITUALE



ARIDITA SPIRITUALE. 

Premessa. E uno stato generale psicologico-spirituale di noia e incapacità di produrre atti di devozione e di meditazione religiosa. L’a. può darsi nei vari stadi della vita spirituale, tanto ascetici che mistici ed è stata ampiamente sperimentata e descritta. Nella sua realizzazione più piena costituisce una dimensione caratteristica della notte oscura. Si presenta anche in forma limitata e settoriale nelle diverse fasi e situazioni della vita spirituale e psicologica.

In una pagina di sapore autobiografico, s. Bernardo descrive i vari sintomi di questa situazione: ” Mi ha invaso questa languidezza e ottusità della mente, questa debolezza e sterilità dell’anima, assenza di devozione. Come si è asciugato così il mio cuore? E tale la durezza del cuore che già non riesce a commuoversi né a versare una lacrima. Non trovo più gusto nel salmodiare, la lettura spirituale mi risulta insipida, la preghiera ha perso per me il suo incanto… Mi sento pigro nel lavoro manuale, sonnolento nelle veglie, propenso ad arrabbiarmi, ostinato nella mia avversione… “.

1 I. Caratterizzazione. L’a. ha diversi nomi complementari tra loro: secchezza, languore dell’anima, ottusità della mente, durezza di cuore, mancanza di devozione, noia. Produce sensazione prolungata di annientamento mentale e affettivo, impossibile da superare. Ha la sua radice nell’ambito affettivo e da qui si estende a tutta l’attività psichica e spirituale: la preghiera in primo luogo, le decisioni e l’azione, la riflessione e la lettura spirituale, ecc.

La a. mentale ed affettiva è compatibile con il fervore spirituale, conserva interesse per le cose di Dio. Si distingue dalla desolazione che produce noia e incapacità totale a una maggiore profondità. E molto differente, nella qualità spirituale, dalla tiepidezza: ” Tra l’a. e la tiepidezza c’è molta differenza perché la tiepidezza ha molta debolezza e pigrizia nella volontà e nell’animo, senza sollecitudine di servire Dio; quella che solo è aridità purgativa comporta un’abituale sollecitudine, con penoso dubbio di non servire Dio “.

2 II. Cause e mezzi per superarla.

L’a. di solito si presenta in maniera imprevista, indesiderata, passiva: opera di Dio, influsso della natura. Esige partecipazione attiva del soggetto nel suo trattamento per identificare i fattori psichici o spirituali che la causano o la favoriscono e, a partire da questo discernimento, per adottare gli atteggiamenti e i mezzi appropriati per superarla.

Tra le possibili cause di ordine naturale si possono enumerare: a. stanchezza fisica: indisposizioni, malattie, esaurimento, insonnia; b. stanchezza mentale: deconcentrazione, sforzo cerebrale prolungato, tensioni e dispiaceri, responsabilità, preoccupazioni; c. malinconia e tendenza allo scoraggiamento, stati di animo che bloccano lo sviluppo della psiche.

Per superare spiritualmente tale situazione occorre cominciare con un atteggiamento fondamentale di accettazione nell’umiltà e nella povertà. Non si tratta di sopportare o di porre rimedio a un male, ma di fare un passo avanti nella vita di fede, amore e speranza, servendo Dio nella nudità di spirito e nel totale annientamento. Poi si agisce in conseguenza applicando mezzi naturali e soprannaturali più adeguati: riposo mentale e fisico, cambiamento di attività, maggiore fedeltà alla propria vocazione con le sue esigenze, ascesi, ecc.

III. Orazione di a. Nella vita di preghiera troviamo la manifestazione più frequente e dolorosa dell’a. spirituale. Nella preghiera si fa più esplicita ed esclusiva l’attenzione religiosa e più dolorosa e cosciente l’incapacità di comunicare con Dio. Al soggetto un esercizio mentale intenso pone in maggior evidenza la sterilità dello spirito. E un’esperienza prolungata e penosa per la quale ordinariamente passano tutte le persone che perseverano fedeli nel cammino della preghiera. Porta con sé conseguenze penose e difficoltà nella ricerca di soluzioni o rimedi.

Una serie di fattori convergenti rende oggi particolarmente frequente il fenomeno dell’a. nella preghiera. Tra questi: l’esistenza frenetica, la fatica dovuta ad impressioni costanti ed intense nella sensibilità, una certa freddezza nell’ambito religioso, una scarsa educazione pastorale per la preghiera interiore, l’abitudine nella pratica della preghiera per mancanza di progetto, ecc.

S. Teresa, che ha sofferto lungamente questa tortura, dedica particolare attenzione al tema. Le sue descrizioni e i suoi suggerimenti conservano la loro validità. Nel capitolo undicesimo della Vita, ella ha lasciato un’ampia descrizione del fenomeno, delle sue possibili cause e rimedi. Lo colloca di preferenza nella prima tappa del cammino di orazione, però esso si ripete con regolarità nei momenti successivi. ” Che deve fare colui che da molti giorni non prova altro che a., disgusto, insipidezza, e un’estrema ripugnanza… né potrà formulare un buon pensiero? “. Spiegazione e rimedio. ” Sua Maestà vuole condurre per questa strada perché comprendiamo meglio il poco che siamo “. Questa stessa povertà aiuta a servire Dio ” con giustizia, fortezza di animo e umiltà “. ” Non fare molto caso né consolarsi né scoraggiarsi molto perché mancano questi piaceri e tenerezze “. Non turbare l’animo: ” Peggio se allora si insiste a fargli forza perché il male dura più a lungo “.

Poi si aggiungono altri rimedi: l’aiuto del libro, della preghiera vocale, dello sguardo silenzioso e inerte.

3 IV. A. come passaggio alla vita teologale. Con il suo stile peculiare nel sistematizzare l’esperienza spirituale s. Giovanni della Croce reimposta il tema sulla base di uno schema antropologico-spirituale. In questa prospettiva, l’a. rappresenta un momento di ” transizione ” dal senso allo spirito, dal sensibile alla vita teologale; implica un grande passo avanti nella qualità della vita spirituale. Nel passaggio dal fervore all’amore arido e conoscitivo, la persona, abituata ai sentimenti, si trova vuota e disorientata.

La coscienza non è preparata per gustare il sapore fine dell’amore teologale. ” Questo amore, però, alcune volte non è compreso né sentito dalla persona che lo sperimenta, perché esso non risiede nel senso con tenerezza, ma nell’anima con fortezza, ed è più veemente, più coraggioso di prima “.

4 In questa prospettiva, l’a. entra come componente e diventa un elemento che porta dinamicità di carattere teologale: amore verso Dio, conformità con Cristo, purificazione dell’energia sensibile e rafforzamento dell’energia spirituale. La fortezza e libertà, che la persona consegue, le danno la capacità di agire con uguale interezza in qualunque stato di animo sia, senza i condizionamenti cui è soggetto chi si muove e si motiva per stati d’animo e sentimenti passeggeri. La maturità raggiunta si manifesta nelle attività che richiedono dedizione costante, preghiera, sofferenza, convivenza, apostolato.

Note: 1 S. Bernardo, Sermoni sul Cantico dei Cantici, 54; 2 Giovanni della Croce, Notte oscura I, 9,3; 3 Teresa di Gesù, Vita 11, passim; 4 Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo II, 24,9.
Bibl. E. Ancilli, L’orazione e le sue difficoltà, in Aa.Vv., La preghiera, II, Roma 1988, 65-78; J. Aumann, Teologia spirituale, Roma 1980, 289-291; E. Bortone, s.v., in DES I, 201-203; E. Boylan, Difficoltà nell’orazione mentale, Milano 19903; R. Daeschler, s.v., in DSAM I, 845-855; J. de Guibert, Théologie spirituelle, Roma 1952, 239-242; E. Salman, s.v., in WMy, 502-503.

F. Ruiz-Salvador

In solitudine


Oh anima che desideri elevarti al di sopra dei cieli per metterti al cospetto di Dio, devi spesso cercare preziosi momenti di solitudi­ne, devi fare intorno a te il deserto. Solo cosí potrai iniziare un meraviglioso colloquio d’amore col tuo Signore.

Mentre Dio ti manifesterà l’arcano segreto del suo Amore, la sua grandezza, la sua gloria, la sua misericordia, potrai gustare un’indescri­vibile dolcezza ed inebriarti di felicità eterne. Nel momento in cui sarai costretta a ter­minare quest’intimo colloquio, proverai un sincero martirio.

La tua vita spirituale dovrebbe essere pie­na di questi momenti di solitudine, di pre­ghiera, di silenzio.

Il Signore parlerà e tu ne ascolterai la voce.

Nella solitudine Cristo stesso effonderà nel tuo interno balsami soavi. Donerà vera sapienza alla tua mente e tanto calore al tuo cuore.

Prega dunque in solitudine. Nella preghie­ra avvertirai la presenza del Signore. Ti sarà facile, cosí, elevare il tuo canto di lode e di ringraziamento, abbandonandoti completa­mente nelle braccia del tuo Dio, dimentican­do le sollecitudini della vita per affidarle uni­camente alla provvidenza.

Assaporerai dolcezze senza fine che nes­suna cosa o persona al mondo potranno darti. Anche le tue sofferenze annegheranno in questo mare di dolcezze.

Il Signore cospargerà nel tuo spirito tante grazie ed ispirazioni, rivelandoti il suo amore. Sentirai di conseguenza il desiderio di coope­rare con Lui nella salvezza delle anime.

Proporrai di fare l’offerta dei tuoi sacrifici e professerai la promessa della tua fedeltà a Dio.

Da questo momento, ogni palpito del tuo cuore sarà grande davanti al tuo Creatore. Intanto umiliati e non desiderare di cono­scere le anime che cosí potrai salvare.

Le vedrai non con l’occhio del corpo ma solo con gli occhi della fede e dell’amore. Gesú aspetta questa tua offerta per tra­smetterla poi, a nome tuo, al Padre Celeste. Non lasciarlo solo. Sapessi quanto ti ama!

APPUNTI PER LA VITA INTERIORE


FRA MODESTINO DA PIETRELCINA cappuccino


Tratto da:  https://www.facebook.com/pages/Maria-a-Medjugorje/127236273991034?ref=stream&hc_location=stream